Focus

Elisabetta Tondini
Cresce nel 2023 l’occupazione umbra, nonostante il calo demografico
L’aumento del lavoro segnato, più che in Italia, dai dipendenti a tempo indeterminato

Il tasso di occupazione
Nel 2023 cresce rispetto all’anno precedente, in Umbria come in Italia, il tasso di occupazione 15-64 anni.
Perché è aumentato il tasso di occupazione?
L’indicatore è stato spinto in avanti per l’effetto congiunto dell’incremento del numeratore (gli occupati) e del decremento del denominatore (la popolazione di riferimento): per gli uomini ha operato soprattutto la prima grandezza, per le donne la seconda (il calo demografico dai 15 ai 64 anni è stato più intenso). Con il seguente esito: la crescita al 66,5% del tasso di occupazione in Umbria è stata determinata soprattutto dal balzo in avanti della componente maschile (dal 71,8% al 74,3%), mentre rimane quasi stazionaria quella femminile (58,8%), in controtendenza rispetto al dato nazionale.
In tutto ciò, si sottolinea:
· una dinamica occupazionale, in Umbria come in Italia, in netta contrapposizione rispetto all’andamento demografico;
· una perdita demografica nella fascia d’età da lavoro, in Umbria più sostenuta che in Italia;
· una dinamica occupazionale delle persone in età da lavoro dell’Umbria allineata a quella nazionale;
· una crescita di lavoratori con oltre 64 anni più elevata nella regione (che spiega il maggiore tasso incrementale nell’anno riferito agli occupati totali).
“Aumento delle forze di lavoro per una diminuzione degli inattivi” |
Il fatto che vi siano più occupati nonostante un minor numero di persone in età da lavoro sottende un matching tra due fenomeni: un aumento del fabbisogno lavorativo da parte di una domanda che attinge a un bacino di riferimento che si sta riducendo e un’espansione dell’offerta di lavoro, sospinta da necessità diverse, in primis quella di ampliare il reddito familiare. Osservando la fascia d’età 15-64 anni, si evince infatti che, per il secondo anno consecutivo, le forze di lavoro, ovvero le persone che si offrono sul mercato, sono aumentate, verosimilmente per effetto di un travaso di quelle che, con la pandemia, si erano ritirate, diventando inattive [i]: dal 2022 al 2023 in Umbria le forze di lavoro potenziali sono diminuite di 3.300 unità e le forze di lavoro sono aumentate di 2.500 unità.
Questo passaggio da una condizione all’altra, ovvero da uno stato di inattività a quello di attività, verificatosi anche su base nazionale, oltre a sancire un ritorno alla normalità è estremamente importante per la sostenibilità economica, perché contribuisce a tamponare la perdita della fascia di popolazione, derivante dal calo demografico in atto, deputata alla produzione per il mercato.
“Forte calo del tasso di disoccupazione, soprattutto maschile, ma ancora alto quello delle persone laureate” |
Il tasso di occupazione per livello di istruzione, con il quale risulta positivamente correlato, mostra un mercato umbro che, rispetto alla media italiana, penalizza i laureati e le laureate: la regione si caratterizza per valori superiori a quelli nazionali fino all’istruzione di secondo livello per poi scendere al di sotto in corrispondenza della laurea, sia per gli uomini che per le donne. Si segnala tuttavia un miglioramento nel 2023, anche in Umbria, dell’indicatore relativo alle persone (soprattutto uomini) con istruzione terziaria.
Le persone alla ricerca di un lavoro
Speculare al buon andamento dell’occupazione nel 2023 è stata la caduta della disoccupazione, pari del 15,4% (4 mila e 200 disoccupati in meno rispetto all’anno precedente), a fronte del -4,0% della media nazionale.
“Flessione del lavoro autonomo femminile” |
La flessione della disoccupazione ha una spiccata caratterizzazione di genere: a calare è stata la componente maschile, a fronte di una quasi stazionarietà femminile. Cresce dunque la femminilizzazione del fenomeno in Umbria, per cui le donne rappresentano il 60% delle persone in cerca di lavoro (in Italia non raggiugono la metà del totale).
Il tasso di disoccupazione
Il tasso di disoccupazione (15-64 anni) totale è dunque sceso al 6,0%, soprattutto per la componente maschile, che si è portato a 4,5% (quella femminile a 7,9%).
In Umbria l’indicatore relativo alle persone laureate è ancora troppo elevato, soprattutto per le donne (5,3% contro 4,8% degli uomini) e soprattutto se confrontato coi relativi valori nazionali (4,4% e 3,3% rispettivamente). Nonostante il miglioramento dell’ultimo anno, soprattutto tra le laureate, la bassa capacità di assorbire persone con istruzione terziaria continua dunque a rimanere uno dei nodi dell’Umbria.
Note
[1] Si tratta delle cosiddette “forze di lavoro potenziali”, ovvero gli inattivi che, pur non cercando attivamente un lavoro, sarebbero disponibili a lavorare e gli inattivi che, pur cercando un’occupazione, non sono disponibili a lavorare immediatamente.