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Coco
Giuseppe Coco
Agenzia Umbria Ricerche
Focus AUR
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Figli, perché sempre meno?

15 Lug 2024
Tempo di lettura: 4 minuti
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Certo, non si può mancare di precisare che siamo al cospetto di opinioni espresse da adolescenti, che per definizione vivono una fase di transizione. Ma, al tempo stesso, davanti a certe manifestazioni di intenti non si può neanche escludere a priori la possibilità di avere, ancora una volta nel nostro Paese, una ripresa demografica derivante anche dall’incremento delle nascite oltre che dal movimento migratorio.

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“Il 69% dei giovanissimi italiani desidera avere figli e tra questi il 61,5% ne vorrebbe due e il 18,2% tre o più”

A questo punto della riflessione, al netto delle questioni legate ai valori, che sono importantissime nel percorso che porta alla scelta di mettere al mondo un individuo, chi scrive ci tiene a sottolineare due questioni di natura prettamente economica, che la politica non dovrebbe mai trascurare quando lavora alla costruzione delle misure volte a stimolare la ripresa della natalità:

  • la spesa media per sostenere un figlio da 0 a 18 anni di età, al netto dei processi inflazionistici, nel 2023 si aggirava intorno ai 140 mila euro;
  • la retribuzione annua lorda media dei 25-44enni italiani, all’oggi, non raggiunge quota 30 mila euro.

 

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“Nel 2023 la spesa media per sostenere un figlio da 0 a 18 anni di età, al netto dei processi inflazionistici, si aggirava intorno ai 140 mila euro”

Venendo al caso più specifico dell’Umbria, quando si parla di andamento della natalità, bisogna fare una premessa: le politiche adottabili a sostegno delle famiglie, nel desiderio di genitorialità, sono funzione delle disponibilità finanziarie. In altre parole, questo significa che in piccole regioni a statuto ordinario – con bilanci quindi che non consentono significativi margini di manovra – è difficile dare gambe a quel pacchetto di misure, come quelle riportate nella tabella sottostante, che sarebbe necessario per favorire la ripresa delle nascite.

A valle di quanto appena premesso, non si può mancare di sottolineare che la questione del calo della natalità in Umbria è un tema molto sentito. Questo ce lo testimonia, ad esempio, la dotazione di strutture per l’infanzia che (storicamente) è superiore alla media nazionale, così come ce lo testimonia anche una delle ultime politiche adottate dalla Regione: il bonus neomamme. Si tratta di 1.200 euro una tantum destinati alle mamme affinché possano, nel primo anno di vita del bambino, far combaciare nel miglior modo possibile le nuove esigenze familiari con quelle lavorative. Già attivo nel 2023, nel 2024 è cresciuto in termini di platea che ne potrà beneficiare (circa millesettecento a fronte dei poco meno di mille dell’anno precedente). Il budget complessivo, come ordine di grandezza, è passato da 1,2 milioni a 2 milioni di euro. Che non sono poca cosa per una piccola regione.

“Il bonus neomamme va nella direzione dell’ampliamento di quel pacchetto di misure fondamentali per favorire la ripresa delle nascite”

Sotto un profilo più generale, l’Umbria indubbiamente non può contare su un pacchetto di misure pro-natalità in linea con quello del Trentino, che in Italia fa da lepre rispetto a certe politiche. Ma, di sicuro sta mostrando una sua vitalità nel dare gambe a diverse azioni concrete che non mancano di andare – compatibilmente con i propri mezzi finanziari – in quella direzione.

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