Focus
Giuseppe Caforio
L’Umbria e il PNRR / 5 – L’importanza di una rivoluzione della Pubblica Amministrazione
L’opportunità del PNRR-Umbria
Si scrive PNRR-Umbria e si può leggere contemporaneamente Futuro o Libro dei sogni.
Si tratta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a cui anche l’Umbria ha dato il suo contributo con le proposte della Giunta Regionale, e per il quale, nell’ambito del programma Next Generation, l’Unione Europea ha messo a disposizione dell’Italia circa 222 miliardi con l’intento di contrastare i drammatici effetti della pandemia.
La Giunta Regionale umbra, come del resto tutte le Regioni, hanno lavorato per proporre una serie di interventi che dovrebbero avere natura strutturale e finalizzati a progettare l’Umbria che sarà.
E’ indubbio che ci troviamo di fronte a una sliding door che ridisegnerà in primis l’Europa, poi l’Italia, e speriamo anche la nostra Regione.
La situazione è paradossale perché, solitamente, nella storia delle nostre istituzioni non sono mai mancate le idee di grandi investimenti, mentre erano sempre insufficienti le risorse finanziarie rispetto a quello che si voleva fare. Ora, per la prima volta abbiamo, almeno sulla carta, grande disponibilità economica, con il solo problema di fare le scelte più oculate e di non disperdere il denaro con errori che ci porteremmo dietro per tutto questo secolo.
Come spesso accade nella storia, una grave crisi può, seppur con dolore e lutto, diventare un’opportunità, se occasione di riflessione e adattamento. Ed in effetti, proprio nel momento peggiore e più devastante di una pandemia universalmente travolgente, tra la sorpresa e l’incredulità, arrivano dall’Unione Europea una pioggia di miliardi potenzialmente in grado di sconvolgere in positivo le realtà socio economiche dell’intera Europa.
Il pericolo di un’amministrazione inadeguata
Il PNRR dell’Umbria, un po’ come anche quello di altre Regioni, è stato redatto e scritto in poco tempo e questo certamente ha il suo peso perché le scadenze imposte dalle procedure europee non hanno consentito quella riflessione necessaria fra tutte le componenti della comunità sociale umbra che probabilmente avrebbe potuto dare un contributo più articolato e importante di idee.
Tuttavia, il piano, a leggerlo, si presenta bene, è accattivante e in alcuni passaggi anche entusiasmante, ferma restando la consapevolezza prudenziale che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Nel caso nostro magari un lago, il Trasimeno.
Sicuramente la previsione di intervento più significativa riguarda gli assi strutturali della nostra Regione, che vanno dalla digitalizzazione, passando per l’innovazione fino alla promozione di una nuova competitività.
Tutto molto bello, tutto molto vero, con l’unico dubbio che, se si vanno a leggere i PNRR delle altre Regioni, per lo meno quando vengono indicate le linee programmatiche, ci si ritrovano più o meno le stesse cose. E questo può essere un limite.
In una realtà dinamica come quella della globalizzazione calata all’interno dell’Italia, l’Umbria deve entrare in una logica di competizione concorrenziale in primis con le altre Regioni, poi con l’Europa stessa, quindi con tutte le altre realtà mondiali. La società attuale si fonda e poggia sulla concorrenza e quindi vince chi fa meglio, prima e riesce a determinare capacità attrattiva e questo vale per la produzione industriale, per i servizi e per la cultura.
Possiamo scrivere e realizzare i PNRR più belli al mondo, ma se non entriamo nella logica di una mentalità che ci porta ad essere effettivamente competitivi, non ci saranno infrastrutture nuove o investimenti che consentiranno di fare quel salto di qualità di cui abbiamo fortemente bisogno.
Per rendere emblematico ed esemplificante questo concetto è sufficiente richiamare quello che sta accadendo a proposito del credito di imposta, il famoso 110 che dovrebbe essere il volano nell’ambito dell’edilizia. Si tratta di un’opportunità più unica che rara, che però sta incontrando ostacoli al limite dell’insormontabile nel freno che la burocrazia amministrativa tira, anche per ragioni oggettive di mancata strutturazione. E questo di fatto sta rallentando, se non bloccando, gli interventi, basti pensare ai ritardi per l’accertamento della conformità urbanistica degli immobili.
Togliere i freni della burocrazia
In qualche modo, con il PNRR rischiamo di avere un effetto similare perché potremmo realizzare le più belle infrastrutture del centro Italia, riscrivere memorabili pagine sulla transizione ecologica eccetera, ma, se nella nostra organizzazione rimarranno strettoie burocratiche che fungono da veri e propri tappi, allora sarà tutto inutile e le altre realtà regionali che sapranno essere più dinamiche e volitive ci surclasseranno.
Occorre quindi intervenire sul DNA della nostra organizzazione amministrativa, con una rivoluzione prima di tutto culturale in cui la Pubblica Amministrazione regionale, intesa in senso lato, comprensiva cioè, di tutte le autorità pubbliche – Comuni, Sovrintendenze ecc… -, si ponga al servizio di questa fase di ricca rivoluzione, diventando non l’elemento frenante ma l’acceleratore.
Allora partiamo, unitamente ai bei programmi scritti, con l’introdurre immediatamente questa rivoluzione che crei una burocrazia leggera, telematica, dove il principio dell’immediatezza nelle risposte alle richieste dei privati sia la regola, e quindi con l’introduzione di sanzioni adeguate per chiunque, in modo ingiustificato, possa rallentare l’iter di realizzazione di tutto ciò che è proposta e crescita.