Focus

Andrea Crippa
Performance dell’export nelle regioni italiane

3. Risultati finali secondo l’indice composito
Calcolando la media dei punteggi ottenuti da ogni regione per ogni indicatore otteniamo un indice composito che fornisce una valida indicazione sulle performance regionali in termini di export. Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia sono le prime 3 regioni in termini di prestazioni relativamente all’anno 2022 – tabella 7. La nostra regione rispetto al sistema paese esibisce uno score inferiore, 27 punti contro i 32 registrati a livello nazionale. Tale punteggio colloca l’Umbria in decima posizione per quanto concerne le performance dell’export relativamente all’anno 2022.
Rispetto all’anno precedente l’Umbria guadagna ben tre posizioni, registrando il balzo in avanti più consistente tra le regioni italiane rispetto all’anno precedente. Tra le altre regioni che migliorano le proprie prestazioni annoveriamo: Toscana, Puglia, Lazio, Sicilia, Sardegna e Calabria.
4. Ulteriori indicatori per la valutazione delle performance umbre
Oltre agli indicatori utilizzati nella costruzione dell’indice composito possiamo analizzare l’export di una regione impiegando altri parametri, tra i quali menzioniamo: l’andamento delle esportazioni in un’ottica di lungo periodo, il valore unitario delle esportazioni rispetto al livello nazionale, il matching delle esportazioni locali con la domanda mondiale.
Pertanto, per offrire una sfaccettatura quanto più variegata possibile andremo ad esaminare l’export umbro rispetto a quello nazionale prendendo in considerazione gli indicatori elencati in precedenza.
Di frequente viene analizzato l’andamento delle esportazioni – figura 1 – in quanto permette di avere un’immediata lettura in merito ai trend esportativi di determinate regioni o nazioni. L’Umbria a partire dal 2014 esibisce una tendenza essenzialmente allineata a quella nazionale sebbene, almeno sino al 2020, l’Italia abbia registrato tassi di crescita superiori. Interessante notare come nel periodo post pandemico l’Umbria abbia incrementato il proprio export eguagliando nel 2022 il tasso di crescita italiano.
Secondo le teorie del commercio internazionale i prodotti si differenziano per qualità, la quale spesso si riflette nelle differenze di prezzo tra un bene e l’altro. Di conseguenza i prezzi sono considerati un indicatore indiretto della qualità di differenti prodotti. Tuttavia, non possiamo misurare il livello dei prezzi per le singole merci. Per ovviare a tale limitazione si utilizza il valore unitario come proxy dei prezzi. Il valore unitario viene calcolato come il rapporto tra le esportazioni e la quantità di merci vendute in un dato anno. Valori unitari più elevati sono associati a prodotti di qualità superiore e non sono affatto indice di scarsa competitività dei prezzi. Pertanto, osservando i valori riportati in figura 2 emerge un export regionale di “qualità” dal momento che, eccezion fatta per il biennio 2013 – 2014, l’Umbria mostra un valore unitario sistematicamente superiore a quello italiano. Il divario più ampio si registra nel 2022 dove per ogni chilogrammo di merce esportata l’Umbria realizza 3,85 euro di export contro i 3,36 euro ottenuti dall’Italia.
Infine, utilizzando l’indice di correlazione per ranghi di Spearman possiamo conoscere la capacità della nostra regione di adattarsi alle complesse dinamiche della domanda mondiale. Si basa sulla correlazione esistente tra l’incidenza manifestata da ogni settore sul totale delle esportazioni regionali e il rango relativo ai trend di crescita nelle esportazioni globali di tali settori.
Tale indice si esprime mediante la seguente formula:
dove d2i rappresenta la differenza quadratica tra i ranghi, mentre n rappresenta il numero di settori coinvolti nell’analisi.
L’indice di correlazione per ranghi di Spearman può assumere valori compresi tra -1 (massima discordanza tra i settori dominanti l’export regionale e l’andamento di quest’ultimi a livello mondiale) e +1 (perfetto matching tra l’export regionale e la dinamica di crescita a livello internazionale).
Ai fini di armonizzare il confronto tra merci utilizziamo la Standard International Trade Classification Revision 4 (SITC Rev.4) la quale si articola in 10 macrosettori. La nostra analisi viene condotta su 9 dei 10 macrosettori dal momento che escludiamo il comparto relativo ai combustibili minerali[3] i quali non vengono contabilizzati nell’export regionale. Infine, i tassi di crescita di lungo periodo (variazione 2022 rispetto all’anno 2013) per i vari macrosettori sono stati calcolati su un gruppo omogeneo di 122 paesi per entrambi gli anni presi in considerazione.
Con i dati riportati in tabella 8 possiamo calcolarci l’indice di correlazione per ranghi di Spearman riprendendo l’equazione (3):
Con un coefficiente pari a 0,28 rileviamo per l’Umbria una debole correlazione in termini di matching tra i suoi settori dominanti l’export rispetto alla dinamica di crescita di lungo periodo di quest’ultimi a livello mondiale.
5. Conclusioni
Nel 2022 l’export umbro con i suoi 2502 operatori esteri ha registrato il picco massimo per valore di merci esportate proseguendo sulla scia di crescita evidenziata post pandemia. La diversificazione di prodotto (specie per la provincia di Perugia) e la qualità dei prodotti esportati la quale si riverbera sulla componente prezzo sono tra gli elementi di forza delle esportazioni regionali.
Per le prospettive future incoraggianti sono i dati che si registrano in termini di apertura verso il mondo da parte delle nostre imprese dal momento che, stando ad un precedente studio condotto dall’Agenzia Umbria Ricerche, ad un incremento delle esportazioni pari a 1 miliardo di euro si accompagna una crescita del Pil regionale prossima al +2,4 per cento.
Bibliografia
E. Tondini, (2024). I legami dell’Umbria con le economie esterne e la forza propulsiva dell’export. AUR – Focus.
ISTAT, Coeweb – note tecniche (2011). Il nuovo sistema di produzione delle statistiche sugli scambi con l’estero di gas naturale ed energia elettrica.
M. Mimouni, L. Fontagné, F. von Kirchbach (2007). The Trade Performance Index – Technical notes. International Trade Center, Market Analysis Section.
C. Spearman (1906). “Footrule” for measuring correlation. British Journal of Psychology.
Note
[1] La misurazione dell’import territoriale fornita dall’ISTAT per alcune regioni potrebbe risultare sottostimata, alterando così il valore delle esportazioni nette. In seguito all’adozione del Regolamento Europeo N.471/2009 alcuni prodotti vengono denominati “merci o movimenti specifici” necessitando di apposite disposizioni. Tra i beni di maggior rilievo che rientrano in tale dicitura, e quindi esclusi dal computo dell’import, menzioniamo: gas, energia elettrica, mezzi di trasporto e materiali di rifiuto. Inoltre, successivamente alla semplificazione dei modelli INTRASTAT (adozione del Protocollo N.493869 da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), ad oggi l’obbligo di compilazione dei moduli ricade esclusivamente sugli operatori che, nel trimestre, abbiano acquistato beni per almeno €350.000 o servizi per almeno €100.000. Pertanto, le regioni nelle quali la presenza di piccole realtà industriali è più marcata possono esibire una sottostima ulteriore dell’import, in quanto il valore di quest’ultimo trovandosi al di sotto della soglia di assimilazione verrà catalogato sotto la dicitura “Regioni o province diverse o non specificate”.
[2] L’anno 2022 viene scelto dal momento che i dati territoriali risultano essere definitivi e completi.
[3] I combustibili minerali comprendono le seguenti voci: carboni fossili, coke, mattonelle, petrolio e suoi derivati, gas naturale e artificiale, energia elettrica.