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Agenzia Umbria Ricerche
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Terni, una città in trasformazione. Una lettura di sintesi del Quaderno AUR

17 Lug 2024
Tempo di lettura: 6 minuti

Si propone una lettura di sintesi estratta dal Quaderno AUR
Terni. Una città in trasformazione

Terni è il secondo dei due capoluoghi di provincia dell’Umbria. Con i suoi 106.677 abitanti, concentra il 12,5 per cento della popolazione regionale, una quota leggermente più bassa di quella dei primi anni del nuovo millennio, conseguente a una flessione demografica nell’ultimo quadriennio complessivamente più accentuata di quella umbra.

“Terni con i suoi 106 mila abitanti, concentra il 12,5 per cento della popolazione regionale”

Al primo gennaio 2024 conta 13.240 stranieri residenti, una quota pari al 12,4 per cento della sua popolazione, superiore a quella registrata nell’intera regione (10,5 per cento). La più alta presenza di stranieri tende ad attenuare uno squilibrio demografico particolarmente pronunciato: il comune si caratterizza infatti per indici di vecchiaia, di dipendenza anziani e di dipendenza strutturale tra i più elevati d’Italia, anche per un tasso di natalità che colloca Terni all’84° posto nella classifica dei 109 capoluoghi di provincia. Tra gli stranieri, il 63 per cento ha meno di 45 anni (una percentuale che si ferma al 37,5 per cento considerando i soli residenti italiani) e il 30,6 per cento di essi ha un’età compresa tra 30 e 44 anni (una quota più che doppia rispetto a quella calcolata sugli italiani). In generale, la maggiore presenza straniera a Terni rispetto alla media umbra si ripropone nelle diverse classi di età, con punte più accentuate sia in quella a più alto addensamento (30-44 anni) sia tra i più giovani (fino a 14 anni).

Il comune conta oltre 51 mila famiglie, il 13,3 per cento di quelle umbre, per una dimensione media pari a 2,07 componenti (a fronte del 2,20 regionale).

“Il comune conta oltre 51 mila famiglie. Il 13,3 per cento di quelle umbre, per una dimensione media pari a 2,07 componenti (a fronte del 2,20 regionale)”

Dunque, famiglie più piccole, per effetto di una maggiore presenza di nuclei con uno e due componenti (rispettivamente 40,7 e 29 per cento del totale, rispetto a 37,6 e 27,5 dell’Umbria) e di una più bassa quota di nuclei più numerosi (da tre componenti in su). Le famiglie con almeno un componente di origine straniera sono il 13,2 per cento (a fronte del 12,4 per cento regionale) e quelle composte da tutti componenti stranieri rappresentano il 9,7 per cento (un punto in più dell’intera Umbria).

Il numero di abitazioni che insiste sul territorio comunale è pari a circa 60 mila e il 16,2 per cento di esse risultano non occupate, ovvero vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente (in Umbria il tasso di non occupazione delle abitazioni sale al 25,2 per cento). Rispetto alla media regionale a Terni vi sono meno abitazioni di proprietà (il 75,5 per cento a fronte del 79 per cento regionale) e più abitazioni in affitto (19 per cento contro il 13,3 per cento dell’Umbria).

“La popolazione di Terni si caratterizza per livelli di istruzione un po’ più elevati di quelli regionali. Il 18,7 per cento dei ternani possiede un titolo universitario”

La popolazione di Terni si caratterizza per livelli di istruzione un po’ più elevati di quelli regionali. Il 18,7 per cento dei ternani possiede un titolo universitario (diploma di tecnico superiore ITS, titolo di studio terziario di I e II livello, dottorato di ricerca), mentre in Umbria l’incidenza si ferma al 17,2 per cento. Isolando gli abitanti dai 25 anni in su la quota sale al 21,2 per cento, ancora più alta di quella osservabile in tutta l’Umbria (19,6 per cento). A Terni è altresì più elevata la presenza di diplomati, invece è più bassa la quota di coloro che non superano la licenza media. In sintesi, a Terni risiede il 13,6 per cento dei possessori di un titolo universitario e il 13,2 per cento dei diplomati umbri. In generale, il livello di competenza alfabetica e numerica degli studenti è sopra la media nazionale.

La metà della popolazione in età lavorativa che vive nel comune (47.476 persone nel 2021) è costituita da forza lavoro, un punto in meno rispetto alla media umbra. Rispetto alla regione vi sono relativamente meno occupati (44,7 contro 47,1 per cento) e più disoccupati (5,2 contro 4,1 per cento sul totale della popolazione con oltre 14 anni di età). Nel 2021 gli occupati erano 42.541 e i disoccupati 4.935. Un po’ più bassa della media regionale è la quota di percettori di pensione, da attività lavorativa o da redditi da capitale (24,2 contro 26,0 per cento) ma più alta è la presenza di casalinghe (10,4 contro 8,5 per cento); sostanzialmente analoga la quota degli studenti (7,8 per cento della popolazione con oltre 14 anni).

Tra chi dimora abitualmente a Terni, oltre 37 mila persone (il 33,9 per cento della popolazione residente) si spostano quotidianamente per motivi di lavoro. Di queste, l’84 per cento rimane entro il territorio comunale e solo il 16 per cento lavora fuori comune (dati al 2019), un dato che pone Terni in cima alla classifica dei comuni umbri per il minor pendolarismo lavorativo al di fuori del proprio territorio.

Il peso demografico di Terni sull’Umbria si avvicina molto a quello calcolato considerando le unità produttive attive, che incidono del 12,8 per cento sul totale regionale; considerando gli addetti che vi lavorano il peso di Terni raggiunge il 13,5 per cento. Nel complesso, Terni non brilla per tasso di imprenditorialità, un indicatore che la colloca piuttosto in basso nella graduatoria dei capoluoghi di provincia italiani. La presenza di due insediamenti manifatturieri di grandi dimensioni (uno per la produzione dell’acciaio e uno per la produzione di mezzi di trasporto) offre un’articolazione settoriale molto diversa se osservata in termini di unità locali piuttosto che di addetti: la manifattura, che incide solo per il 5,5 per cento nel primo caso, nel secondo salta al 17,5 per cento. Tuttavia, l’articolazione settoriale degli addetti ripropone un territorio meno industrializzato di quello umbro (28,8 per cento contro 33,6), a favore invece delle attività terziarie. I servizi più presenti sono il commercio al dettaglio, che assorbe 4 mila addetti (il 12 per cento del totale), il noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (ove lavora quasi il 10 per cento degli addetti), le attività professionali, scientifiche e tecniche (8,2 per cento) e le attività di alloggio e ristorazione (6,4 per cento del totale comunale). Anche a Terni prevale la piccola dimensione, visto che quasi il 95 per cento del tessuto produttivo locale è costituito da unità con meno di 10 addetti. Le unità con 10-49 addetti sono il 4,4 per cento del totale. Le 62 realtà di medie dimensioni (50-249 addetti) operano prevalentemente nella manifattura, ma si trovano unità attive anche nei servizi (trasporto e magazzinaggio; ricerca, selezione, fornitura di personale; servizi per edifici e paesaggio; servizi di informazione e comunicazione). Delle 6 unità locali più grandi (250 addetti e più) tre operano nell’industria e tre nei servizi (trasporto e magazzinaggio e servizi di assistenza sociale residenziale).

“Nel 2023, il fatturato realizzato dalle imprese esportatrici ternane, pari a 1,7 miliardi di euro, costituisce il 29,3 per cento dell’export totale regionale”

Il comune si connota per la sua forte vocazione esportativa, determinata dalla storica produzione dell’acciaio. Nel 2023, il fatturato realizzato dalle imprese esportatrici ternane, pari a 1,7 miliardi di euro, costituisce il 29,3 per cento dell’export totale regionale. Da ciò dipende la forte dipendenza delle esportazioni umbre dall’andamento degli scambi dei prodotti dell’industria metallurgica che, in annate critiche, come quella appena trascorsa, riducono considerevolmente la performance esportativa dell’Umbria.

I redditi complessivamente dichiarati nel 2023 dai contribuenti che risiedono a Terni (un ammontare che supera 1,7 miliardi di euro) pesano per il 12,5 per cento sul totale regionale, specularmente al peso demografico. Tuttavia, il valore medio a contribuente, pari a 22.340 euro, supera il dato umbro (21.656 euro), quale risultato di una distribuzione del reddito più concentrata, rispetto alla regione, nella fascia più povera (fino a 10 mila euro dichiarati) e in quella 26-55 mila euro, che assorbono entrambe oltre il 27 per cento dei contribuenti. Ad ogni modo, nella graduatoria costruita sui capoluoghi di provincia italiani, Terni si colloca nelle ultime postazioni, contrassegnate dai valori più bassi, quale conseguenza dei caratteri del suo tessuto economico produttivo e da una intensità lavorativa delle famiglie piuttosto contenuta.

“Il comune ha vissuto negli anni post pandemia una ripresa turistica molto sostenuta, anche se la sua capacità attrattiva continua a essere limitata, incidendo per solo il 4,4 per cento sulle presenze totali in Umbria”

Il comune ha vissuto negli anni post pandemia una ripresa turistica molto sostenuta, più di quanto occorso su base regionale; tuttavia, la sua capacità attrattiva continua a essere limitata, incidendo per solo il 4,4 per cento sulle presenze totali in Umbria. Su questo dato incide indubbiamente una vocazione culturale molto contenuta (se si considera il numero di visitatori nei musei, il numero di biblioteche e di istituzioni culturali presenti) che però non preclude potenziali margini di intervento per espandere ulteriormente la domanda turistica nel territorio. Un territorio che si caratterizza per una qualità dell’aria e un livello di inquinamento acustico non ottimali, fortunatamente controbilanciati da una grande disponibilità di verde urbano, una ricca densità di aree verdi e molte aree pedonali.

La forte ripresa del turismo, ma anche il cambiamento degli stili di vita dei residenti, potrebbe aver agito sulla crescita del numero di esercizi di ristorazione, aumentati nell’ultimo decennio sia nel centro storico che in periferia, in controtendenza rispetto alla generale contrazione delle attività commerciali e turistiche. Dal 2013 al 2023 Terni ha assistito infatti a una perdita del 19 per cento dei negozi al dettaglio, che ha comportato 80 esercizi in meno nel centro storico e 168 nelle aree periferiche. La trasformazione geograficamente diffusa del tessuto economico dei centri storici, che ha determinato una riduzione delle attività commerciali tradizionali, nel caso di Terni è stata particolarmente critica, in quanto ha riguardato anche i punti vendita di servizi e tecnologia, invece in aumento in altre realtà. Meno impattante è stata invece la diminuzione delle attività turistico ricettive, anche se l’aumento di ristoranti e di forme di alloggio diverse dagli alberghi non è riuscita a compensare il calo dei bar. Nelle aree periferiche la diffusa flessione degli esercizi commerciali ha risparmiato solo le farmacie e i punti vendita di apparecchi informatici e di telefonia, invece in leggero aumento. Nel settore turistico ricettivo, anche in questo caso complessivamente in calo, sono aumentati soltanto gli esercizi di ristorazione.

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