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Luca Calzola
Ricercatore Istat

Ci saranno ancora (e quanti) umbri nel futuro?

1 Mar 2021
Tempo di lettura: 2 minuti

Molto si è scritto e in modo accurato, anche su questo canale, sulle difficoltà dell’economia umbra a ripartire dopo la crisi del 2008-2011. La crisi sanitaria arrivata nel 2020 a causa del Coronavirus ha rallentato ulteriormente le possibilità di ripresa. Un fattore complementare della crescita economica è costituito dalle caratteristiche del sistema demografico. La crescita della popolazione e la sua composizione strutturale sono variabili endogene del sistema economico, influenzano la capacità produttiva e orientano le scelte di consumo.
La recente pubblicazione da parte dell’Istat dei dati del Censimento permanente della Popolazione [1] e la possibilità di confrontarli con quelli dei censimenti passati consente di presentare alcune caratteristiche dell’andamento recente e passato della popolazione in Umbria. In particolare, tra il 2011 e il 2019 essa si è ridotta di 14 mila unità con un tasso di decremento medio annuo del -2,0‰. Secondo questi dati, l’Umbria è tornata a esprimere un tasso di decrescita demografica pari a quello degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo passato, quando la regione era ancora ai margini del processo di crescita che caratterizzò l’economia nazionale in quel periodo (c.d. miracolo economico) e la dinamica demografica della regione era segnata da un costante saldo migratorio negativo. Tra il 1951 e il 1971 i residenti della regione diminuirono di quasi 30 mila unità, con un tasso di decremento medio annuo pari a -1,8‰.

Popolazione residente in Umbria ai Censimenti e variazioni medie annue (per 1.000 abitanti) dal 1951 al 2019

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati Istat

Dai primi anni Duemila, in presenza di un saldo del bilancio naturale costantemente negativo, la crescita della popolazione è stata garantita dai flussi di immigrazione provenienti soprattutto dall’estero. Nel periodo 2001-2011, la popolazione in Umbria ha segnato l’incremento più elevato dal secondo dopoguerra: +60 mila unità, pari a un tasso di crescita del +6,9‰ medio annuo. Dopo il 2011, il saldo migratorio si è progressivamente ridotto ed è divenuto, a partire dal 2014, insufficiente a compensare il saldo naturale negativo.
Nel 2020, secondo i dati non ancora consolidati del movimento anagrafico rilevati dall’Istat [2], il bilancio negativo della popolazione dell’Umbria è destinato ad aumentare sia per il perpetuarsi dei fattori sopra esposti (calo della fecondità, riduzione delle immigrazioni) sia a causa della Pandemia e del conseguente eccesso di mortalità. I decessi, infatti, dovrebbero aumentare tra quattro e cinquecento unità rispetto alla media del quinquennio 2015-2019 arrivando a raggiungere 10.800 casi, mentre le nascite, sempre seguendo il trend decrescente degli ultimi cinque anni, dovrebbero diminuire di duecento unità e scendere a circa 5.300 casi. In questo modo il saldo naturale negativo dovrebbe arrivare a -5.500 unità. Con un saldo migratorio che potrebbe diminuire di oltre un quarto e attestarsi a +1.500 unità, la perdita complessiva della popolazione sarebbe di 4.000 unità, facendo scendere alla fine dell’anno la popolazione regionale a 866 mila abitanti (erano quasi 900 mila a fine 2014).
La crisi demografica umbra della metà del secolo scorso fu risolta grazie alla crescita economica e sociale a partire dagli anni Settanta. Anche oggi, questo resta l’unico modo per garantire il futuro della regione e dei suoi abitanti.

Le opinioni espresse dall’autore non sono riferibili all’Istituzione di appartenenza.

Note
[1] https://www.istat.it/it/censimenti/popolazione-e-abitazioni/risultati
[2] Popolazione residente – bilancio: Dati mensili. http://dati.istat.it/