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Coco
Giuseppe Coco
Agenzia Umbria Ricerche
Focus AUR
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La trappola demografica italiana

8 Giu 2023
Tempo di lettura: 5 minuti

I Paesi che vanno incontro ad un forte sviluppo possono far registrare, ad un certo punto della loro evoluzione, un calo delle nascite connesso a una serie di fattori riconducibili sostanzialmente al mutato quadro socioeconomico. Questo di per sé non rappresenta un problema. Lo diventa nel momento in cui il calo delle nascite assume ritmi talmente importanti da far mancare, nel giro di qualche decennio, l’equilibrio tra le generazioni che è fondamentale per la tenuta di qualsivoglia sistema socioeconomico.

Tra i Paesi che stanno avendo un calo deciso delle nascite c’è anche l’Italia dove negli ultimi dieci anni, ad esempio, i nati sono passati da sopra quota 500 mila (2012 = 532 mila) a sotto la soglia dei 400 mila (2022 = 392 mila), con un saldo negativo pari a -142 mila unità nel periodo considerato.

“L’Italia da diversi anni è caratterizzata da un degiovanimento della popolazione che sta mettendo a rischio la tenuta del sistema socioeconomico”

Ciò premesso, nella presente analisi che si colloca nell’ambito dello Speciale AUR sull’Emergenza Demografica ci occuperemo – avvalendoci della SWOT Analysis – prevalentemente di mettere a fuoco i chiaroscuri dei mutamenti della popolazione italiana.

Popolazione italiana: SWOT Analysis

Dentro la SWOT Analysis

STRENGTHS (Punti di forza)


Lunga durata della vita
La longevità è una delle più grandi conquiste del nostro tempo. In Italia gli over 70 sono quasi 10 milioni (Graf. 1- A). E questo numero nei prossimi decenni è destinato a crescere ulteriormente grazie a tutta una serie di fattori quali: l’aumento del benessere, le migliori condizioni di lavoro e abitative, i progressi della medicina e dell’igiene in generale.

Forti legami familiari
Una società caratterizzata da forti legami familiari ha in sé un naturale elemento di protezione per il reciproco sostegno non solo relazionale ma anche economico, che nei momenti di difficoltà può fungere (e lo ha fatto) da supporto indispensabile al sistema di welfare; si pensi, ad esempio, al sostegno: agli anziani, alle persone non autosufficienti, ai giovani in difficoltà lavorative o che vogliono realizzare il loro desiderio di genitorialità.

WEAKNESSES (Debolezze)


Alta percentuale di Neet (Not in Employment, Education or Training)
Sono molti i giovani che non studiano, non lavorano, non fanno formazione e che quindi hanno scarse progettualità di vita. In particolare, dal 56esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese del 2022, emerge che sono pari a circa il 23% dei 15-29enni a fronte di una media Ue del 13,1%.

Inoltre, come se non bastasse, da più fronti del mondo produttivo emerge che i nostri giovani, anche quando teoricamente formati, spesso hanno un problema di competenze inadeguate rispetto alla domanda di lavoro.

Alto tasso di dispersione scolastica
I giovani compresi tra 18 e 24 anni che hanno lasciato in anticipo il sistema di istruzione e formazione sono prossimi al 13%, contro una media europea che è pari al 9,7%; la quota di 25-34enni con il diploma è pari al 76,8%, in Europa siamo all’’85,2%. La platea di 30-34enni laureati o in possesso di un titolo di studio terziario sono il 26,8%, mentre l’Ue raggiunge quota 41,6% (Censis, 2022). Questo dato nello specifico ci dice quanto sia ancora inceppata la propensione dei nostri giovani ad andare all’università.

Bassi livelli di istruzione della popolazione straniera
Nel 2021 il 54% degli stranieri tra i 15 e i 64 anni ha conseguito al massimo la licenza media, rispetto al 38,2% dei coetanei italiani; il 36,2% ha un diploma di scuola superiore e solo il 9,9% una laurea.

OPPORTUNITIES (Opportunità)


Occupazione femminile
Stando a quello che si è registrato in altri Paesi, le donne che partecipano di più al mercato del lavoro fanno più figli. Un esempio. In Francia le occupate nel 2022 erano quasi il 70% della popolazione attiva femminile e il tasso di fecondità totale ha toccato quota 1,8 figli; le donne italiane che sempre nel 2022 hanno lavorato erano poco più del 51% e il tasso di fecondità si è fermato a 1,2. A valle di questi numeri è chiaro che il futuro del Paese si gioca molto sul fronte dell’occupazione femminile.

Qualità della vita
Dove c’è più benessere:

a) si hanno più figli. Un paio di esempi a conferma di ciò sono rappresentati dalla Provincia autonoma di Bolzano, e dal Trentino-Alto Adige, che hanno fatto registrare in Italia nel 2021 i tassi di fecondità più alti con valori che si sono attestati rispettivamente a 1,72 e1,57.

b) La popolazione aumenta, com’è avvenuto in Trentino-Alto Adige (+1,6‰), in Lombardia (+0,8‰) e in Emilia-Romagna (+0,4‰); mentre, può diminuire anche di parecchio dove il benessere non è in gran spolvero com’è successo in Basilicata, Molise, Sardegna e Calabria che hanno fatto registrare nel 2022 tassi di decrescita superiori al -7‰.

Crescita della popolazione straniera
Al 2022 gli stranieri residenti in Italia sono 5,050 milioni (2,57 maschi e 2,41 femmine) e rappresentano l’8,6% della popolazione; rispetto all’anno precedente sono aumentati di 20mila individui (+3,9‰) ovvero dello 0,1%.

THREATS (Minacce)


Bassa fecondità
Tra il 2008 e il 2021 la fecondità ha subìto un duro colpo. Nelle donne straniere si registra un -0,7 figli che le fa scendere sotto quota 2,1 (soglia di sostituzione) e in quelle italiane ci si è avvicinati ulteriormente all’averne uno solo (Graf. 1 – D, F, G).

Il numero medio di figli per donna nel 2022 in Italia è pari a 1,24; la Sardegna (unica regione al momento) è scesa addirittura sotto quota 1 ovvero a 0,95 (Tab. A 2).

Invecchiamento veloce della popolazione
Si parla di invecchiamento di una popolazione quando si ha sia un innalzamento dell’età media dei suoi componenti, sia una crescita della quota di anziani sul totale. E questo è quello che sta avvenendo in Italia, dove l’età media della popolazione tra il 2012 e il 2022 si è alzata di ben 3 anni (Graf. 1 – B). L’indice di vecchiaia è cresciuto di quasi quaranta punti percentuali (Graf. 1 – C).

La popolazione compresa tra 0 e 20 anni ha una consistenza inferiore agli 11 milioni, tra 41 e 60 supera i 18 milioni, quella degli over 61 supera i 17 milioni. E ancora, i giovani tra 11 e 20 anni sono 3,7 milioni di meno dei 51-60enni e gli over 60 hanno eguagliato gli under 30 (Graf. 1- A).

In pratica siamo di fronte ad uno scompenso generazionale caratterizzato da una crescita (alquanto veloce) della popolazione in età matura che alla lunga va a sfidare gli equilibri socioeconomici del Paese: si pensi, ad esempio, ai conti pensionistici e alle spese sanitarie, inevitabilmente in crescita.

Fuga dei cervelli
Negli ultimi dieci anni se ne sono andati circa 240 mila giovani: tra questi 86 mila avevano conseguito un diploma e ben 74 mila erano arrivati alla laurea.