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Mauro Casavecchia
Agenzia Umbria Ricerche

La dimensione socio-demografica dei sistemi locali nell’Italia mediana

6 Nov 2018
Tempo di lettura: 3 minuti

L’attuale programmazione europea sostiene una politica di sviluppo basata sui luoghi (place-based), intesa come strategia a lungo termine orientata a sviluppare il potenziale sottoutilizzato e a ridurre le disuguaglianze facendo leva sulle risorse endogene.

Mentre però in Europa una nuova generazione di politiche territoriali sta ridisegnando città e sistemi locali dal punto di vista sociale, ambientale, urbanistico, rafforzandone competitività ed efficienza, il ritardo italiano su questo tema denota una sostanziale assenza di visione strategica. Per mitigare la carenza di analisi e interpretazioni adeguate dell’organizzazione territoriale, economica e sociale dei contesti regionali, ci viene in aiuto la nuova geografia dei sistemi locali dell’Istat. I sistemi locali del lavoro descrivono il perimetro dei luoghi in cui si concentra l’attività quotidiana delle persone, definito dai flussi degli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro. Prescindono dunque dall’articolazione amministrativa e riflettono l’organizzazione spontanea delle scelte e delle azioni dei soggetti, permettendo di osservare il Paese reale nelle sue differenze e particolarità.
Dei 611 sistemi locali complessivi a livello nazionale, 87 sono localizzati nell’Italia mediana (48 in Toscana, 14 in Umbria e 25 nelle Marche) e racchiudono circa il 10 per cento della popolazione italiana.
Partendo dalle caratteristiche socio-demografiche dei territori, dalla struttura e dalle dinamiche di popolazione e mercato del lavoro, i sistemi locali dell’Italia mediana che condividono analoghe specificità possono essere collocati in tre insiemi: le città del centro-nord, la città diffusa e il cuore verde.
L’insieme territorialmente più esteso è il cuore verde, che raccoglie ben 57 sistemi locali dell’Italia mediana, che coprono quasi il 70 per cento della superficie anche se solo il 35 per cento della popolazione. Caratterizza in modo ancora più deciso l’Umbria, con oltre l’80 per cento della superficie e due terzi della popolazione. Si tratta di una aggregazione dalla spiccata fisionomia rurale, con la più bassa popolazione media per comune, limitata densità, centri abitati di estensioni ridotte. Dal punto di vista demografico, la popolazione si presenta particolarmente invecchiata: il peso degli anziani sui giovani arriva a 192 per cento, la quota più elevata dei tre insiemi. L’incidenza della popolazione straniera risulta pari a 7,7 per cento residenti. Il peso degli stranieri provenienti da paesi in via di sviluppo è inferiore al dato nazionale, suggerendo un modello di immigrazione di altra natura rispetto allo schema tradizionale, guidato dalla ricerca di lavoro e più legato alla qualità del territorio di destinazione. I residenti in queste aree si avvantaggiano di una situazione del mercato del lavoro più favorevole rispetto alla media nazionale, con maggiori tassi di occupazione e minori tassi di disoccupazione. La dinamica dell’ultimo decennio mostra tuttavia una crescita della popolazione inferiore a quella nazionale.
L’insieme più popoloso, nel quale l’Umbria non viene rappresentata, riguarda invece le città del Centro-nord, che comprende le principali realtà urbane. Vi appartiene il 36 per cento dei residenti nelle regioni dell’Italia mediana, concentrata in 11 sistemi localizzati soprattutto in Toscana e principalmente nel sistema locale di Firenze (unica area metropolitana con quasi 700 mila residenti), che insieme a quelli contigui di Prato e Pistoia si protende collegandosi al sistema urbano di Bologna, e poi più a occidente nei sistemi di Livorno, Pisa e Lucca. Appartengono a questo insieme anche i sistemi locali di Ancona e Pesaro, che assommano un quinto della popolazione marchigiana. Nel complesso, questo aggregato si caratterizza per una struttura e una dinamica demografica tipica dei modelli insediativi urbani: notevole concentrazione dei residenti nel comune capoluogo del sistema locale; accentuata prevalenza di popolazione anziana rispetto ai giovani (166 per cento); forte capacità di attrazione di popolazione straniera. Le condizioni del mercato del lavoro si presentano favorevoli: più elevato tasso di occupazione rispetto alla media italiana; ridotta disoccupazione, anche femminile; minore presenza di imprenditori e di lavoratori precari.
Un modello di insediamento meno addensato contraddistingue invece la città diffusa, che riguarda il 29 per cento dei cittadini appartenenti all’Italia mediana, ove caratterizza 19 sistemi locali. Fanno parte di questo insieme Perugia e Assisi in Umbria, i territori del litorale marchigiano e quelli del Valdarno e della Toscana interna. Si tratta di sistemi composti da comuni piccoli e medi, dalla dimensione demografica contenuta (fatta eccezione per il capoluogo umbro) e con una popolazione più distribuita sul territorio rispetto all’insieme precedente: un modello insediativo di urbanità diffusa, ad elevato consumo di suolo, che genera consistenti flussi di pendolarismo. La struttura per età della popolazione risulta meno invecchiata rispetto alla media nazionale, con un peso degli anziani sui giovani pari al 134 per cento, probabilmente anche per effetto della considerevole incidenza della componente straniera (9,9 per cento residenti, contro 6,7 della media italiana). Il raggruppamento si caratterizza anche per le buone performance del mercato del lavoro, migliori rispetto alla media, con una maggiore incidenza di imprenditori e una quota contenuta di lavoratori precari.

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