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Luca Calzola
Ricercatore Istat

L’Istruzione. Una risorsa per la ripartenza in Umbria

21 Ott 2021
Tempo di lettura: 4 minuti

La presenza di elevati livelli di istruzione tra la popolazione in età da lavoro rappresenta un fattore di stimolo per la crescita economica e può costituire un elemento importante per la ripresa che si attende dopo gli anni di stagnazione accentuati dalla crisi prodotta dalla diffusione del Coronavirus.

La quota di popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è uno dei principali indicatori del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro con potenziale di crescita individuale.

Secondo un recente rapporto Istat[1], In Italia, nel 2020, tale quota è pari a 62,9% (+0,7 punti rispetto al 2019), un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (79,0% nell’Ue27) e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell’Unione. Anche la quota dei 25-64enni con un titolo di studio terziario in Italia è molto bassa, essendo pari al 20,1% contro il 32,8% nella media Ue27.

In Umbria i livelli di istruzione sono ormai da molti decenni superiori a quelli medi nazionali. Fino dagli anni Ottanta del Novecento la regione è stata caratterizzata da una percentuale superiore di popolazione con almeno un diploma[2]. I dati più recenti confermano questa differenza: in Umbria, nel 2004, la quota di diplomati e laureati nella popolazione 25-64 anni era pari al 56,9% contro il 48,2% in Italia. Nel 2020 sale al 71,6% e si mantiene di quasi 9 punti percentuali superiore a quella media nazionale (Figura 1).

Figura 1 – Percentuale di popolazione tra 25 e 64 anni diplomata o laureata. 2004-2020. Umbria e Italia


Fonte: elaborazioni dati Istat sulle forze di lavoro. https://dati.istat.it/

Il divario tra i sessi indica un più alto livello di istruzione terziaria tra le femmine. Nel 2020, i maschi con un diploma sono il 50,9% e le femmine il 46,2%; all’opposto, la percentuale di laureate femmine è sensibilmente più elevata di quella maschile: 27,7% contro 18,4%. Una differenza più alta di quella osservata nella media nazionale, pari a circa sei punti percentuali.

Rispetto al tipo di specializzazione della popolazione laureata, con riferimento a quella più giovane, si osserva che nel 2020, il 24,1% dei laureati all’Università di Perugia ha conseguito il titolo in una delle aree disciplinari STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La percentuale è scesa rispetto al 26,7% del 2015 ed è di tre punti inferiore rispetto a quella media italiana[3].

Il livello di istruzione influisce sulla partecipazione al mercato del lavoro, sia come livelli sia come qualità. In generale, le prospettive occupazionali migliorano con il crescere del titolo di studio posseduto. In Umbria, nel 2020, il tasso di occupazione delle persone di 15 anni e oltre che hanno raggiunto il titolo terziario è del 70,0%, 23,4 punti percentuali più elevato di quello complessivo. In Italia la differenza è di 25,4 punti. (Figura 2).

Accrescere l’istruzione, e quindi le opportunità che offre, rappresenta un modo per ridurre i divari di genere. Infatti, il vantaggio occupazionale di chi possiede una laurea è più marcato nella componente femminile. In Umbria, nel 2020, le donne di 15 anni e oltre che raggiungono il titolo terziario hanno un tasso di occupazione di quasi 29 punti superiore rispetto a quello medio della popolazione dello stesso sesso, mentre tra gli uomini la differenza è di 18 punti.

Tra il 2004 e il 2020, il vantaggio occupazionale di chi ha un’alta istruzione ha registrato una diminuzione, soprattutto per le donne. Si è ridotto progressivamente durante gli anni della crisi del debito sovrano (2011-2012) e non ha ancora ritrovato i livelli precedenti.

Figura 2 – Tasso di occupazione della popolazione di 15 anni e oltre laureata e totale. 2004-2020. Umbria e Italia


Fonte: elaborazioni dati Istat sulle forze di lavoro. https://dati.istat.it/

In Umbria ci sono – relativamente – più diplomati e laureati rispetto all’Italia, ma essi non ricevono un maggiore “premio dell’istruzione” perché le loro possibilità di occupazione non sono più alte rispetto a quelle medie nazionali. Inoltre il loro vantaggio occupazionale si è ridotto nel tempo.

La qualità di questo ampio collettivo di popolazione con un elevato titolo di studio potrebbe essere ancora migliorata con un maggiore investimento dell’Università locale nei corsi di studio in campo scientifico e tecnologico. Inoltre, esso potrebbe essere impiegato con più efficacia nel sistema economico regionale in presenza di maggiori investimenti in settori ad alta produttività. Altrimenti di questo capitale umano potenziale, spesso formato in ambito locale, andranno a beneficiare sistemi economici extra-regionali (o esteri).

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*Le opinioni espresse dall’autore non sono riferibili all’istituzione di appartenenza.

Note
[1] Istat, Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione. Anno 2020, Statistiche Report, Rima, 8 ottobre 2021. https://www.istat.it/it/archivio/262190
[2] IRRES, L’Umbria tra tradizione e innovazione. 2° rapporto sulla situazione economica, sociale e territoriale, Perugia, 1995.
[3] Le elaborazioni sono ottenute dalla banca dati del portale dei dati dell’istruzione superiore del MIUR. http://ustat.miur.it/opendata/

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