Focus

  1. Home
  2. /
  3. Focus
  4. /
  5. Migrazioni e insediamento sociale:...
Martha P. Silva Duchi
Ricercatrice AUR

Migrazioni e insediamento sociale: le tendenze italiane e umbre

15 Set 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

Fin dalla metà degli anni Settanta l’Italia si è trasformata da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione; dall’inizio degli anni Duemila si assiste al passaggio da una migrazione per lavoro ad una migrazione da popolamento (Ambrosini, 2010), così i migranti si insediano stabilmente e producono nuove generazioni nei luoghi in cui approdano, anche se la maggior parte delle comunità di immigrati mantiene legami di affezione con la propria terra d’origine. Come ha ben argomentato l’autorevole studioso delle migrazioni Maurizio Ambrosini, i flussi migratori hanno dato luogo e danno luogo ad un nuovo tipo di convivenza sociale e una trasformazione al tessuto sociale.

Pertanto, la presenza di cittadini stranieri in Italia è ormai un dato consolidato che allinea l’Italia ai principali paesi europei. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nel suo recente rapporto del 2022, l’Italia si colloca al quinto posto, dopo Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, quanto a presenze numeriche all’interno del proprio territorio di migranti internazionali. Nel seguente grafico si riportano i dati del numero totale di migranti internazionali all’interno dei suddetti Stati dell’Unione europea.


Fonte: elaborazione AUR su dati OIM

Inoltre, l’Italia risulta essere tra i 10 paesi in Europa che ospitano le maggiori presenze di rifugiati e richiedenti asilo e il seguente grafico illustra la posizione dell’Italia rispetto ai paesi europei.

I Paesi con il numero più alto di rifugiati e richiedenti asilo

Fonte: Elaborazione OIM[1]

Al 31 dicembre 2021, il numero di stranieri comunitari e non, presenti in Italia, era di 5.193.669; si tratta dell’8,8% del totale dei residenti.  Il grafico seguente illustra l’andamento delle presenze dei migranti internazionali residenti in Italia nell’ultimo quadriennio.


Fonte: elaborazione AUR, su dati ISTAT       

Il numero degli immigrati tende costantemente a crescere, e la loro incidenza sulla popolazione residente passa dal 8,4% del 2018 al 8,8% del 2021 (Istat, Indicatori popolazione e famiglia, 2022). Il lieve incremento della presenza di residenti stranieri, in prevalenza di sesso femminile, contribuisce solo in parte a contrastare il decremento della popolazione in atto: nel 2020 su 404.892 nascite circa 59.792 erano figli di genitori alloctoni.

L’Umbria e l’immigrazione

Appare opportuno interrogarsi sulle ripercussioni della pandemia di COVID-19 sul fenomeno migratorio sia in Italia che in Umbria; la tabella che riporta l’incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione residente in Italia e in Umbria può contribuire ad una prima risposta.

Tab. 1 – Incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione residente in Italia e in Umbria
Fonte: Elaborazione AUR su dati ISTAT

Il numero di residenti stranieri registrati in Umbria al 1° gennaio 2022 è pari a 91.658, con una concentrazione di 70.102 unità nella provincia di Perugia e di 21.556 nella provincia di Terni. Nel quadriennio 2018-2021 si è mantenuta stabile l’incidenza della popolazione straniera sia a livello nazionale che regionale; in Umbria la quota è rimasta stabile al 10%, tuttavia, l’Umbria registra un’incidenza minore rispetto a quella rilevata sulla penisola dove la quota degli immigrati è aumentata.

Per quanto riguarda l’attuale configurazione «multietnica» dell’Italia e dell’Umbria, merita focalizzarsi sulle nazionalità di provenienza degli stranieri. Secondo il Dossier Statistico Immigrazione, redatto dal Centro Studi e Ricerche IDOS nel 2021, in Italia la comunità straniera più numerosa è quella rumena, con il 24,6% delle presenze, seguita dalle comunità albanese (13,2%) e marocchina (10,4%). La stessa configurazione si riscontra in Umbria, dove le medesime nazionalità risultano preminenti: rispettivamente Romania (24.847; 27,0%), Albania (11.489;12,5%) e Marocco (9.178; 10, %), seguite da Ucraina (4.654; 5,1%) Nord Macedonia (3.375; 3,7%) ed Ecuador (2.798; 3,0%).

Alcuni studiosi hanno sottolineato che, nell’ambito dei flussi migratori internazionali che interessano l’Italia, negli ultimi anni l’Umbria si è delineata non più come una regione di «passaggio», bensì, come un’area di insediamento stabile. È possibile prendere in esame la multiforme situazione della presenza straniera nella regione attraverso l’analisi delle tipologie di permesso di soggiorno. Il significativo livello di stabilizzazione della popolazione non comunitaria è rispecchiato dal trend crescente della quota di titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo, ossia dell’acquisizione di titoli di soggiorno che non sono più soggetti al rinnovo.  In Umbria, dal 2018 al 2020, la quota di richiesta di permessi di soggiorno di lungo periodo si è mantenuta stabile, mentre nel 2021 il dato è leggermente diminuito; l’anno scorso, infatti, sono stati rilasciati 55.323 permessi di soggiorno di cui 38.881 della tipologia di permessi di soggiorno di lungo periodo. Il seguente grafico indica le quote dei permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini non comunitari in Umbria.


Fonte: elaborazione AUR su dati ISTAT

Riflessione finale

Il fenomeno migratorio costituisce l’antefatto del consolidamento di nazioni plurietniche in cui religioni, costumi, lingue, culture e identità profondamente diverse attualmente coesistono in Stati come l’Italia, che si trovano a dover affrontare i relativi continui problemi socio-politici. Come risulta dall’analisi dei dati, oggi in maniera sempre più marcata si stanno solidificando comunità di immigrati che creano spazi «transnazionali», dove si riflettono plurimi quadri culturali di riferimento. La sfida che Stati come l’Italia hanno di fronte a sé è dunque quella di accettare le differenze tutelando giustizia e coesione sociale. La sfida è complessa e l’insidia, identificata da Amartya Sen (2009), è quella del «monoculturalismo plurale». Questo studioso, affrontando il concetto d’identità, ha messo in rilievo l’esistenza di un universo di categorie plurali e distinte. Sen sottolinea che un approccio plausibile da adottare attualmente è quello per cui gli esseri umani vivono in un mondo dove sono «diversamente differenti».

 

 

Riferimenti bibliografici
·         Ambrosini, M. (2010). Richiesti e Respinti, l’immigrazione in Italia Come e perché. Il saggiatore, Milano.

·         Agenzia Umbria Ricerche (a cura di) Marini, R. (2009). Immigrazione e società multiculturale. Processi di integrazione, politiche pubbliche e atteggiamenti dei cittadini in Umbria, FrancoAngeli, Milano.

·         Centro Studi e Ricerche IDOS (eds.), 2021. Dossier Statistico Immigrazione 2021, Roma.

·         Fisher, M. H. (2014). Migration: A World History, Oxford University Press, Oxford

·         Manning, P. (2005). Migration in the World History, Routledge, London

·         Mcauliffe, M. & A. Triandafyllidou (Eds.), 2021. World Migration Report 2022. International Organization for Migration (IOM), Geneva.

·         Sen, A. (2009). Identità e violenza, Laterza, Roma-Bari.

 

Note
[1] “Hosted” si riferisce a quei rifugiati e richiedenti asilo provenienti da altri paesi che risiedono nel paese di accoglienza (lato destro della figura); “Abroad” si riferisce a rifugiati e richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti: “transit countries”. L’OIM ha classificato i primi 10 paesi basandosi sui dati del 2020.