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Mauro Casavecchia
Agenzia Umbria Ricerche
Focus AUR
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Elisabetta Tondini
Agenzia Umbria Ricerche

Reddito di cittadinanza: l’Umbria tiepida

11 Lug 2019
Tempo di lettura: 3 minuti

Pochi giorni fa l’Inps ha aggiornato i dati relativi al reddito di cittadinanza: al 31 maggio sono state accolte circa 674 mila domande, poco più della metà di quelle presentate (pari a un milione 252 mila). Delle restanti, 277 mila sono state respinte e 300 mila attendono ancora di essere elaborate.

Mese dopo mese, il ritmo di presentazione delle domande risulta in progressivo calo dopo l’ondata iniziale, e ci si attende che il rallentamento continui. Secondo le più recenti stime governative, alla fine il reddito di cittadinanza dovrebbe essere concesso a circa un milione di famiglie, un numero considerevolmente più basso rispetto alle previsioni iniziali e piuttosto lontano dalla platea potenziale dei soggetti in condizioni disagiate: il reddito finirebbe per essere percepito da poco più della metà delle famiglie che l’Istat stima essere in condizioni di povertà assoluta (1,8 milioni) e da un terzo di quelle in povertà relativa (circa 3 milioni).
Il disallineamento appare ancora più evidente per l’Umbria: qui le domande finora accolte ammontano a 7.265 (il 71 per cento in provincia di Perugia e il 29 per cento in quella di Terni) e, se fosse confermato l’andamento sin qui seguito, il numero di famiglie umbre infine raggiunte dal reddito di cittadinanza potrebbe non superare di molto le 10 mila, circa l’1 per cento dei sussidi distribuiti in Italia. Una incidenza, questa, proporzionalmente inferiore non solo al peso della popolazione umbra su quella italiana (1,46 per cento) ma anche rispetto alla platea delle famiglie relativamente povere (oltre 50 mila nella regione) solamente un quinto delle quali, secondo queste proiezioni, beneficerebbe del provvedimento.
Come si può spiegare la scarsa propensione dell’Umbria ad usufruire di questo sostegno economico?
Intanto in Umbria opera tradizionalmente una consolidata rete di sostegno familiare che, irrobustendo il sistema di welfare regionale, attutisce il problema dell’indigenza. Accanto a questo, altri due elementi strutturali che caratterizzano il tessuto sociale umbro potrebbero spiegare, in parte, il fenomeno: l’alta presenza di stranieri e l’ampia diffusione di famiglie numerose.
L’Umbria figura tra le prime regioni per incidenza di immigrati residenti (11,1 per cento contro 8,7 nazionale), una categoria sociale particolarmente colpita dal disagio economico: tra le famiglie composte da soli stranieri che vivono nella regione il rischio di povertà, sia assoluta che relativa, è circa dieci volte più alto rispetto alle famiglie di italiani. Tuttavia, visto che la possibilità di accedere al reddito di cittadinanza è preclusa a chi risiede in Italia da meno di 10 anni, verosimilmente una cospicua fetta di popolazione in condizioni di indigenza resta esclusa dal beneficio.
A tenere bassa la domanda potrebbe inoltre contribuire un altro elemento strutturale che caratterizza la società umbra, ovvero la significativa presenza di famiglie numerose. Quelle con più di cinque componenti, ad esempio, pesano per il 5,3 per cento in Umbria contro il 4,4 nel Nord. Come noto, le famiglie numerose sono anche le più povere: tra quelle con più di quattro persone la povertà assoluta sale infatti in Umbria al 22,6 per cento, un’incidenza più che tripla rispetto alle famiglie unipersonali. Il rischio di povertà relativa è ancora più alto: 47,4 per cento, addirittura dieci volte superiore a quello dei nuclei composti da una sola persona. Seppure dunque la povertà sia segnatamente più diffusa tra le famiglie numerose, sono proprio queste ad essere sfavorite nell’accesso al reddito di cittadinanza, in virtù di un sistema di scale di equivalenza che le penalizza. Come sottolineato infatti anche da uno studio dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, a parità di Isee, i single sono avvantaggiati rispetto alle famiglie numerose, per le quali al crescere del numero dei componenti risulterebbe relativamente più difficile il rispetto del requisito del reddito familiare.

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