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Andrea Bernardoni
Responsabile Area Ricerche Legacoopsociali Nazionale

Sussidiarietà come leva di sviluppo

30 Set 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

La pandemia di Covid-19 da un lato ha fatto emergere le fragilità ed i punti di debolezza del welfare italiano sottofinanziato e con forti diseguaglianze territoriali in termini di risorse, servizi e performance, dall’altro lato ha messo in evidenza i punti di forza del welfare e più in generale del Paese.

Tra i punti di forza del Paese e dell’Umbria si possono annoverare le organizzazioni della società civile, gli enti del Terzo settore e le imprese sociali presenti in modo capillare in tutto il territorio nazionale che durante l’emergenza pandemica – in particolar modo nella primavera 2020 durante il primo lockdown – sono state in prima linea ed in molti casi, come ha rilevato il IV Rapporto sull’Impresa Sociale in Italia realizzato nel 2021 da Iris Network,  sono intervenute prima degli attori pubblici nell’affrontare le difficoltà delle famiglie; hanno saputo riorganizzare i servizi esistenti; hanno ideato nuove attività capaci di affrontare i bisogni generati dalla pandemia; hanno utilizzato la tecnologia per ripensare le modalità di produzione di molti servizi “a distanza” e, allo stesso tempo, hanno implementato nuovi progetti digitali rivolti a bambini, ragazzi, persone disabili ed anziani. Si sono impegnate nella costruzione di nuove reti sociali ed economiche e nel rafforzamento dei legami comunitari sfibrati dal confinamento forzato, così come hanno fatto le migliaia di volontari che in poche ore dall’inizio del primo lockdown hanno saputo organizzare la distribuzione di farmaci, cibo ed altri generi di prima necessità alle persone più fragili rimaste sole e senza punti di riferimento.

In Italia negli anni Duemila le organizzazioni non profit hanno fatto registrare una significativa crescita qualitativa e quantitativa ed oggi, come rilevato dall’Istat, sono più di 359 mila le organizzazioni attive con oltre 853 mila dipendenti e circa 5 milioni di volontari. L’Umbria conferma questo trend e registra quasi 7.100 organizzazioni attive e circa 12 mila occupati che operano in una pluralità di settori tra cui il welfare, l’educazione, la formazione, la cultura, lo sport e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Il fenomeno delle organizzazioni non profit, tuttavia, non è recente ma antico. Proprio in questi giorni, ad esempio, l’Istituto Serafico di Assisi celebra i 150 anni dalla fondazione avvenuta il 17 settembre 1871 ad opera di San Ludovico da Casoria.

Il tema delle organizzazioni non profit e del loro contributo allo sviluppo delle comunità è strettamente legato a quello della sussidiarietà. In Italia il principio di sussidiarietà ha avuto un riconoscimento costituzionale nel 2001 con l’approvazione dell’Art. 118 che nel quarto comma recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

L’Art. 118 ha poi trovato applicazione nell’Art 55 del d.lgs. n. 117 del 2017 (Codice del Terzo settore – CTS) in base al quale le amministrazioni pubbliche, nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi assicurano il coinvolgimento attivo degli enti di Terzo settore “attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento”.  Dove la co-programmazione è finalizzata all’individuazione da parte della pubblica amministrazione dei bisogni da soddisfare, degli interventi a tal fine necessari, delle modalità di realizzazione degli stessi e delle risorse disponibili; mentre la co-progettazione è finalizzata alla definizione e all’eventuale realizzazione degli interventi e dei progetti necessari per soddisfare i bisogni definiti in fase di co-programmazione.

Le innovazioni introdotte, prima con l’Art. 118 della Costituzione e poi con l’Art. 55 del CTS, sono radicali e cercando di superare il dualismo Stato – Mercato che ha caratterizzato il Novecento riconoscendo un ruolo centrale nell’economia e nella società agli enti di Terzo settore (associazioni, fondazioni, cooperative sociali e imprese sociali).

In una recente sentenza (la n. 131 del 2020) la Corte Costituzionale da un lato ha sottolineato la piena legittimità costituzionale di queste innovazioni  e dall’altro lato ha enfatizzato come applicando l’Art. 55 del CTS si instaura tra soggetti pubblici e enti di Terzo settore “un canale di amministrazione condivisa” che da piena applicazione al principio di sussidiarietà fondato su un diverso rapporto tra il pubblico ed il privato sociale.

In questa prospettiva la sussidiarietà diviene leva di sviluppo in cui le organizzazioni pubbliche e private collaborano per definire obiettivi comuni aggregando risorse pubbliche e private per realizzare, insieme, interventi volti a migliorare il livello di sviluppo economico, di coesione e protezione sociale di un territorio e di una comunità.

Superare il dualismo Stato – Mercato agendo sul principio di sussidiarietà potrebbe essere anche per l’Umbria un’opportunità per dare il via ad un più ampio riposizionamento del suo (sofferente) sistema produttivo e sociale.

Queste trasformazioni potrebbero essere guidate dalla Regione Umbria adottando alcuni provvedimenti in grado di liberare le energie necessarie che aspettano di essere utilizzate.

In primo luogo, l’approvazione di una legge regionale sulla co-programmazione e co-progettazione in modo da assicurare l’utilizzo in modo capillare di questi strumenti da parte di tutti i soggetti pubblici presenti in Umbria.

In secondo luogo, individuare nella co-programmazione e nella co-progettazione gli strumenti ordinari per realizzare a livello regionale degli interventi previsti nel PNRR.

In terzo luogo, rendere l’accreditamento lo strumento ordinario per regolare i rapporti tra comuni, Aziende USL ed enti di Terzo settore in ambito educativo, sociale e sanitario.