Focus
Giuseppe Coco
Umbria e Italia, le trasformazioni della popolazione
Nel presente Focus, in un’ottica di lungo periodo, si analizza l’evoluzione della struttura della popolazione umbra e italiana. Più nello specifico: viene esaminata la consistenza della popolazione per fasce di età; osservata l’evoluzione degli indici di dipendenza e com’è cambiata la speranza di vita; approfondito l’andamento della crescita naturale, il numero di figli per donna e l’età media al primo figlio; in ultimo, si procede con qualche considerazione di portata generale.
Popolazione: consistenza per fasce ed età media
In Umbria, nei 20 anni che vanno dal 2004 al 2024, la popolazione tra 0 e 14 anni è passata dall’essere il 12,3% al 11,3%. Confrontando questo dato con quello italiano (2004=14,2% → 2024=12,2%), si vede che la decrescita dei giovanissimi in Italia è stata più marcata.
“Il trend di decrescita della popolazione tra zero e 14 anni, nel periodo 2004-2024, è stato più marcato in Italia che in Umbria” |
Gli umbri con un’età compresa tra 15 a 64 sono scesi dal 64,5% al 61,7%: -2,8%. L’Italia fa registrare una diminuzione del -3,2%.
Per quanto riguarda gli over 65 umbri, il dato nel 2004 era pari al 23,1%, mentre nel 2024 al 27,0%. In pratica, nei venti anni considerati abbiamo una crescita del 3,9% delle persone più mature. L’Italia ha fatto registrare un +5,1% (2004=19,2% → 2024=24,3%).
L’età media degli umbri è (ovviamente) salita, passando dai 44,8 del 2004 ai 48,2 del 2024: +3,4 anni. In Italia sale in modo più marcato: +4,3 anni.
In un’ottica più generale: sta crescendo l’età media della popolazione, sia umbra, sia italiana, in quanto i giovani sono sempre meno. A cascata la popolazione attiva, quella compresa tra 15 e 64 anni, si sta ridimensionando a favore della classe di età superiore.
Indici di dipendenza della popolazione
L’indice di dipendenza strutturale – il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni) – tra il 2004 e il 2024 per l’Umbria è passato dal 54,9% al 62,1%, con una differenza tra l’anno iniziale considerato e quello finale del +7,2%. In Italia, per lo stesso intervallo di tempo, la differenza è del +7,5%.
L’indicatore di dipendenza degli anziani, nell’intervallo di tempo considerato, cresce in Umbria di quasi 8 punti percentuali. In Italia del +9,5%. Quello di vecchiaia – il grado di invecchiamento di una popolazione dato dal rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni – passa dal 187,6 al 237,9: +50,3%. In Italia nel 2004 era pari a 135,6%, mentre nel 2024 ha raggiunto quota 199,8: l’incremento tra il tempo iniziale considerato e quello finale è del 64,2%.
Saldi naturali e migratori, figli per donna e speranza di vita
Focalizzandoci sul tasso di natalità, va evidenziato che tra il 2003 e il 2008 si registra un quinquennio in crescita sia per l’Umbria che per l‘Italia; ma, con la prima che esprime una performance migliore della seconda. Dopo il 2008 inizia una lunga fase calante per entrambi.
“Il tasso di natalità dell’Umbria tra il 2003 e il 2008 ha fatto registrare performance migliori della media italiana” |
Nei 20 anni presi in considerazione, la crescita naturale (differenza tra tasso di natalità e mortalità), sia per l’Umbria che per l’Italia, ha fatto registrare valori sempre negativi. Per cui, quando si è avuto un aumento della popolazione è dipeso dall’andamento positivo del movimento migratorio.
Per quanto riguarda il numero di figli per donna, sia per l’Umbria che per l’Italia, si ha un valore in crescita tra il 2003 e il 2008; un valore stabile tra il 2008 e il 2013; mentre, negli ultimi due quinquenni considerati si registra una diminuzione.
L’età media della madre al parto tra il 2003 e il 2023 è cresciuta di quasi due anni sia per l’Umbria che per l’Italia.
“In Umbria rispetto all’Italia si vive di più, sia per i maschi che per le donne” |
La speranza di vita alla nascita, dal canto suo, fa registrare valori molto positivi. Volendo scendere più nel dettaglio del dato, in Umbria rispetto all’Italia si vive di più, sia per i maschi che per le donne. E questo è sicuramente dovuto al fatto che nel cuore verde del Paese la qualità media della vita è decisamente buona.
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L’Italia – e le sue regioni (Umbria compresa) -, da una quindicina di anni a questa parte, sembra come finita in una sorta di trappola demografica caratterizzata principalmente da:
>> una bassa natalità, che tende ad autoriprodursi in quanto, anno dopo anno, favorisce un restringimento della platea delle donne che potenzialmente potrebbero diventare madri.
>> Un saldo migratorio che, all’oggi, pur facendo registrare numeri sempre positivi, non riesce a compensare pienamente, purtroppo, l’andamento del saldo naturale (sempre negativo nel terzo millennio).
L’impatto di queste tendenze demografiche – che negli anni si stanno (malauguratamente) consolidando – non è, com’è facile intuire, privo di conseguenze negative. Un esempio per tutti. L’Istat stima che in Italia, da qui al 2040, ci saranno circa 5 milioni e mezzo di lavoratori in meno, nonostante un saldo migratorio con l’estero che sembra prometterne circa 1 milione. In altre parole, se ciò si avverasse, in termini di Pil pro-capite avremmo un effetto negativo dell’ordine del 8-10%; e questo, comprensibilmente, sarebbe un problema per la tenuta del sistema socioeconomico. In particolare, si pensi alla copertura della spesa pensionistica, sanitaria, dell’istruzione, ecc…
In questo scenario, senza girarci troppo intorno, è chiaro che c’è bisogno di rafforzare quel pacchetto di politiche potenzialmente capaci di dare gambe, innanzitutto, ad un:
1. Ampliamento delle misure “stabili” a sostegno delle famiglie nel desiderio di genitorialità. In pratica, ogni potenziale madre o padre deve avere la sicurezza che i sostegni a favore della natalità siano accettati ad ampio spettro dalla politica e che quindi ci si possa fare affidamento nel lungo periodo. D’altro canto, generare un figlio è una scelta irreversibile, genitori lo si è per sempre.
2. Innalzamento dell’attrattività dei territori e del livello della produttività che, insieme, favoriscono una sana crescita economica; quella che ha dalla sua parte gli argomenti necessari, ad esempio, per: a) convincere i nostri giovani a non andare a cercare la propria autorealizzazione fuori dal Paese; b) favorire un incremento ulteriore dei già positivi saldi migratori, preziosissimi in un contesto di bassa natalità.
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Italia, 15 anni di trappola demografica. Connotati:
>> rilevante invecchiamento della popolazione;
>> fecondità bassa;
>> lunga transizione dei giovani verso il diventare adulti;
>> legami familiari forti che influenzano certe scelte di vita;
>> calo marcato delle nascite per: a) ragioni culturali; b) motivi di natura economica; c) lo spostamento del parto verso età elevate (diretta conseguenza dei fattori precedenti);
>> Mezzogiorno meno prolifico;
>> diminuzione dei nati da genitori stranieri.