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Giuseppe Coco
Agenzia Umbria Ricerche
Focus AUR
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Umbria e Italia, le trasformazioni della popolazione

29 Lug 2024
Tempo di lettura: 5 minuti

Nel presente Focus, in un’ottica di lungo periodo, si analizza l’evoluzione della struttura della popolazione umbra e italiana. Più nello specifico: viene esaminata la consistenza della popolazione per fasce di età; osservata l’evoluzione degli indici di dipendenza e com’è cambiata la speranza di vita; approfondito l’andamento della crescita naturale, il numero di figli per donna e l’età media al primo figlio; in ultimo, si procede con qualche considerazione di portata generale.

Popolazione: consistenza per fasce ed età media
In Umbria, nei 20 anni che vanno dal 2004 al 2024, la popolazione tra 0 e 14 anni è passata dall’essere il 12,3% al 11,3%. Confrontando questo dato con quello italiano (2004=14,2% → 2024=12,2%), si vede che la decrescita dei giovanissimi in Italia è stata più marcata.

“Il trend di decrescita della popolazione tra zero e 14 anni, nel periodo 2004-2024, è stato più marcato in Italia che in Umbria”

Gli umbri con un’età compresa tra 15 a 64 sono scesi dal 64,5% al 61,7%: -2,8%. L’Italia fa registrare una diminuzione del -3,2%.

Per quanto riguarda gli over 65 umbri, il dato nel 2004 era pari al 23,1%, mentre nel 2024 al 27,0%. In pratica, nei venti anni considerati abbiamo una crescita del 3,9% delle persone più mature. L’Italia ha fatto registrare un +5,1% (2004=19,2% → 2024=24,3%).

L’età media degli umbri è (ovviamente) salita, passando dai 44,8 del 2004 ai 48,2 del 2024: +3,4 anni. In Italia sale in modo più marcato: +4,3 anni.

In un’ottica più generale: sta crescendo l’età media della popolazione, sia umbra, sia italiana, in quanto i giovani sono sempre meno. A cascata la popolazione attiva, quella compresa tra 15 e 64 anni, si sta ridimensionando a favore della classe di età superiore.

Indici di dipendenza della popolazione
L’indice di dipendenza strutturale – il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni) – tra il 2004 e il 2024 per l’Umbria è passato dal 54,9% al 62,1%, con una differenza tra l’anno iniziale considerato e quello finale del +7,2%. In Italia, per lo stesso intervallo di tempo, la differenza è del +7,5%.

L’indicatore di dipendenza degli anziani, nell’intervallo di tempo considerato, cresce in Umbria di quasi 8 punti percentuali. In Italia del +9,5%. Quello di vecchiaia – il grado di invecchiamento di una popolazione dato dal rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni – passa dal 187,6 al 237,9: +50,3%. In Italia nel 2004 era pari a 135,6%, mentre nel 2024 ha raggiunto quota 199,8: l’incremento tra il tempo iniziale considerato e quello finale è del 64,2%.

 

Saldi naturali e migratori, figli per donna e speranza di vita
Focalizzandoci sul tasso di natalità, va evidenziato che tra il 2003 e il 2008 si registra un quinquennio in crescita sia per l’Umbria che per l‘Italia; ma, con la prima che esprime una performance migliore della seconda. Dopo il 2008 inizia una lunga fase calante per entrambi.

“Il tasso di natalità dell’Umbria tra il 2003 e il 2008 ha fatto registrare performance migliori della media italiana”

Nei 20 anni presi in considerazione, la crescita naturale (differenza tra tasso di natalità e mortalità), sia per l’Umbria che per l’Italia, ha fatto registrare valori sempre negativi. Per cui, quando si è avuto un aumento della popolazione è dipeso dall’andamento positivo del movimento migratorio.

Per quanto riguarda il numero di figli per donna, sia per l’Umbria che per l’Italia, si ha un valore in crescita tra il 2003 e il 2008; un valore stabile tra il 2008 e il 2013; mentre, negli ultimi due quinquenni considerati si registra una diminuzione.

L’età media della madre al parto tra il 2003 e il 2023 è cresciuta di quasi due anni sia per l’Umbria che per l’Italia.

“In Umbria rispetto all’Italia si vive di più, sia per i maschi che per le donne”

La speranza di vita alla nascita, dal canto suo, fa registrare valori molto positivi. Volendo scendere più nel dettaglio del dato, in Umbria rispetto all’Italia si vive di più, sia per i maschi che per le donne. E questo è sicuramente dovuto al fatto che nel cuore verde del Paese la qualità media della vita è decisamente buona.

 

***

L’Italia – e le sue regioni (Umbria compresa) -, da una quindicina di anni a questa parte, sembra come finita in una sorta di trappola demografica caratterizzata principalmente da:

>> una bassa natalità, che tende ad autoriprodursi in quanto, anno dopo anno, favorisce un restringimento della platea delle donne che potenzialmente potrebbero diventare madri.

>> Un saldo migratorio che, all’oggi, pur facendo registrare numeri sempre positivi, non riesce a compensare pienamente, purtroppo, l’andamento del saldo naturale (sempre negativo nel terzo millennio).

L’impatto di queste tendenze demografiche – che negli anni si stanno (malauguratamente) consolidando – non è, com’è facile intuire, privo di conseguenze negative. Un esempio per tutti. L’Istat stima che in Italia, da qui al 2040, ci saranno circa 5 milioni e mezzo di lavoratori in meno, nonostante un saldo migratorio con l’estero che sembra prometterne circa 1 milione. In altre parole, se ciò si avverasse, in termini di Pil pro-capite avremmo un effetto negativo dell’ordine del 8-10%; e questo, comprensibilmente, sarebbe un problema per la tenuta del sistema socioeconomico. In particolare, si pensi alla copertura della spesa pensionistica, sanitaria, dell’istruzione, ecc…

In questo scenario, senza girarci troppo intorno, è chiaro che c’è bisogno di rafforzare quel pacchetto di politiche potenzialmente capaci di dare gambe, innanzitutto, ad un:

1.      Ampliamento delle misure “stabili” a sostegno delle famiglie nel desiderio di genitorialità. In pratica, ogni potenziale madre o padre deve avere la sicurezza che i sostegni a favore della natalità siano accettati ad ampio spettro dalla politica e che quindi ci si possa fare affidamento nel lungo periodo. D’altro canto, generare un figlio è una scelta irreversibile, genitori lo si è per sempre.

2.     Innalzamento dell’attrattività dei territori e del livello della produttività che, insieme, favoriscono una sana crescita economica; quella che ha dalla sua parte gli argomenti necessari, ad esempio, per: a) convincere i nostri giovani a non andare a cercare la propria autorealizzazione fuori dal Paese; b) favorire un incremento ulteriore dei già positivi saldi migratori, preziosissimi in un contesto di bassa natalità.

***

Italia, 15 anni di trappola demografica. Connotati:

>> rilevante invecchiamento della popolazione;

>> fecondità bassa;

>> lunga transizione dei giovani verso il diventare adulti;

>> legami familiari forti che influenzano certe scelte di vita;

>> calo marcato delle nascite per: a) ragioni culturali; b) motivi di natura economica; c) lo spostamento del parto verso età elevate (diretta conseguenza dei fattori precedenti);

>> Mezzogiorno meno prolifico;

>> diminuzione dei nati da genitori stranieri.