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Tondini
Elisabetta Tondini
Agenzia Umbria Ricerche
Focus AUR
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Diminuiscono i NEET, ben oltre il calo demografico

30 Mag 2024
Tempo di lettura: 8 minuti
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Finalmente una notizia positiva sul fronte giovanile: i NEET, ovvero i ragazzi e le ragazze che non lavorano, non studiano, non partecipano a percorsi formativi, sono in forte diminuzione, soprattutto in Umbria.

I NEET[i] rappresentano un universo variegato di giovani che subiscono quella fase di transizione dall’istruzione-formazione al lavoro diventata più complessa, meno lineare, sicuramente più fragile rispetto a un tempo: si cambia lavoro più frequentemente rispetto alle generazioni passate, spesso studenti in istruzione terziaria hanno un’occupazione, più o meno saltuaria, a volte quelli che lavorano ritornano all’istruzione o alla formazione per elevare le proprie qualifiche. In questo passaggio alcuni di loro rischiano di incepparsi: sono i giovani “dei tre no”, quelli che, oltre a non essere più coinvolti in nessun percorso di istruzione o formativo, non partecipano al mondo del lavoro sia perché non trovano un’occupazione (sono disoccupati, spesso di lungo periodo) sia perché non la cercano attivamente e in questo caso, non facendo parte delle forze di lavoro, sono proprio slegati dal mercato, in quanto scoraggiati o disinteressati, magari disincantati e disillusi, al punto da evocare l’appellativo di “generazione perduta”.

“Nel 2023 i giovani umbri NEET dai 15 a 34 anni sono scesi sotto le 20 mila unità (erano quasi 32 mila nel 2018)”

La condizione di disimpegno sia dall’istruzione che dal mercato del lavoro aumenta al crescere dell’età – i più giovani, tra i 15 e i 19 anni, nella grande maggioranza dei casi frequentano la scuola o corsi formativi – e rischia di protrarsi nel tempo, soprattutto per i soggetti più fragili. Le statistiche ci dicono che la vulnerabilità è fortemente correlata a un livello di istruzione medio-basso; tuttavia, a incidere pesantemente sulla condizione di NEET intervengono anche altri fattori, afferenti al contesto sociale di riferimento, quali: vivere in contesti familiari con un basso livello di reddito, con un genitore che ha sperimentato lo stato di disoccupazione, con un genitore single, ma anche risiedere in una zona rurale, vivere una condizione di disabilità. Dunque, il giovane che presenta una fragilità legata alla personale situazione familiare, qualora diventi NEET entra in un circolo vizioso che, nel tempo, rischia di aggravare il proprio stato di insicurezza, esclusione sociale, povertà che, in taluni casi, può degenerare in fenomeni di criminalità e, più spesso, in problemi di salute (dalla mancanza di realizzazione e dalla perdita di autostima a lungo protratta al precipitare in una condizione di depressione il passo è breve).

I preoccupanti risvolti sociali collegati al fenomeno hanno allertato l’Unione europea la quale, da alcuni anni, è intervenuta con il Programma Youth Guarantee (istituito nel 2015 in Italia, all’interno del Jobs Act) per l’inserimento lavorativo dei giovani che si trovano fuori dal lavoro e dall’istruzione formale e che non seguono corsi di formazione. Lo strumento è stato recentemente rafforzato attraverso l’estensione del limite di età fino ai 29 anni. È stato quindi fissato un obiettivo da raggiungere entro il 2030: il tasso di incidenza dei NEET tra i 15 e i 29 anni non dovrebbe superare il 9 per cento (anche se il fenomeno viene monitorato, in Italia, fino ai 34 anni).

Ma quanti sono i NEET in Umbria?
Nel 2023 i giovani umbri dai 15 a 34 anni che non lavorano, non studiano, non sono coinvolti in percorsi formativi sono scesi sotto le 20 mila unità (erano quasi 32 mila nel 2018), per una flessione del 38,8 per cento, nettamente superiore alle aree benchmark, soprattutto Italia e regioni settentrionali.

Quelli tra i 15 e i 29 anni sono diminuiti del 44,9 per cento (-32,2 per cento in Italia, -28,4 per cento al Nord, -37,0 per cento al Centro), scendendo nel quinquennio a poco più di 12 mila.

economia lavoro Umbria

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