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Mauro Casavecchia
Agenzia Umbria Ricerche
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Elisabetta Tondini
Agenzia Umbria Ricerche

Le preoccupazioni delle imprese umbre alle prese con la pandemia

22 Gen 2021
Tempo di lettura: 4 minuti

La pandemia ha travolto gli equilibri del mondo produttivo che ha dovuto fare i conti con una serie di problemi connessi a cali della domanda, chiusure e riaperture imposte dai provvedimenti governativi, carenze di liquidità, esigenze di riorganizzazione interna, sia lavorativa che produttiva e anche di filiera. Ora che è passato quasi un anno dall’inizio del primo lockdown è possibile soppesare con maggiore precisione le conseguenze più immediate della crisi sull’attività corrente delle imprese e sugli scenari di breve termine. Ci viene in aiuto una recente indagine condotta dall’Istat tra ottobre e novembre 2020 – la seconda dopo l’edizione di maggio – che consente di apprendere dalla viva voce delle imprese (quelle con almeno tre addetti) come esse stiano affrontando le difficoltà degli ultimi mesi.
Cominciamo con le informazioni relative agli effetti economici e finanziari subiti nella seconda fase della pandemia e all’andamento dell’attività previsto per i prossimi mesi.

Aperte o chiuse?

A novembre 2020 lo stato di attività dell’impresa mostrava una situazione umbra appena meno negativa di quella nazionale. Il 71% delle unità intervistate nella regione ha dichiarato di essere in piena attività e il 25% di esserlo con alcune limitazioni (negli spazi, negli orari e nell’accesso della clientela). Il restante 4,4% (a fronte del 7,2% nazionale) risultava chiuso. Non prevedeva di riaprire un po’ più di un’impresa su cento.

Stato delle imprese umbre a novembre 2020 (valori %)

Fonte: elaborazioni Aur su dati Istat dicembre 2020


Quanto fatturato si è perso

Il 72% degli operatori umbri intervistati (70% in Italia) ha dichiarato di aver subito tra giugno e ottobre 2020 un calo del proprio fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nella maggior parte dei casi (47%) la riduzione oscilla tra il 10% e il 50%; per quasi il 16% il fatturato si è più che dimezzato e nell’1,4% dei casi si è addirittura azzerato; riduzioni più modeste hanno interessato l’8% delle imprese. Per un quinto del totale il risultato è rimasto pressoché stabile. Esiste tuttavia anche una componente del sistema imprenditoriale, pari all’8,2% in Umbria, che è riuscita a trarre vantaggio dalla situazione vedendo aumentare le proprie vendite durante la pandemia. Una categoria di imprese, quest’ultima, che in Italia ha raggiunto quasi il 10%.

Variazione di fatturato registrata dalle imprese umbre nel periodo giugno-ottobre 2020 rispetto a giugno-ottobre 2019 (valori %)

Fonte: elaborazioni Aur su dati Istat dicembre 2020

Si tratta di una situazione complessivamente migliore rispetto a quella riferita al bimestre di lockdown marzo-aprile. Infatti, in Umbria scende di un po’ la quota di imprese che hanno subito un calo del proprio fatturato (era infatti l’85%), soprattutto per effetto di una decisa contrazione dei casi di completo azzeramento delle vendite (pari allora all’11,1%). Si amplia, anche se di poco, la quota di operatori che hanno migliorato la propria situazione di vendite (era il 7,7%) e molto di più quella dei casi in cui questa rimane stabile (era il 7,2%).
Come era ovvio aspettarsi, il calo del fatturato attribuito alla diminuzione della domanda locale conseguente alle restrizioni imposte dai protocolli sanitari (distanziamento, limitazioni all’accesso dei clienti nei locali dell’impresa, etc.) raccoglie quasi il 60% delle risposte. Segue per importanza (43% di risposte) la diminuzione occorsa sul versante domanda di beni e servizi nazionale, che include anche la componente turistica.

Motivazioni del calo di fatturato dichiarate dalle imprese umbre nel periodo giugno-ottobre 2020 (valori %)

* Le imprese intervistate potevano dare più risposte
Fonte: elaborazioni Aur su dati Istat dicembre 2020

 

Quali prospettive per il futuro prossimo

Stando alle previsioni per il periodo dicembre 2020-febbraio 2021, due imprese umbre su tre prefigurano un calo tendenziale del proprio fatturato. In particolare, per una impresa su cinque tale riduzione significa un fatturato più che dimezzato. Un evidente stato di incertezza caratterizza il 16% delle imprese, che non si sentono in grado di esprimere alcuna previsione. Vi è poi un 17% che prevede di non subire particolari conseguenze negative.

Previsione di variazione del fatturato da parte delle imprese umbre nel periodo dicembre 2020-febbraio 2021 rispetto a dicembre 2019-febbraio 2020 (valori %)

Fonte: elaborazioni su dati Istat dicembre 2020

Anche spostando l’orizzonte a giugno 2021, lo stato di preoccupazione non sembra destinato ad affievolirsi.
Infatti, il 38% delle imprese umbre (34% Italia) prevede che si manifesteranno seri problemi di liquidità e il 36% (32% Italia) paventa addirittura seri rischi operativi e di sostenibilità della propria attività. Quattro imprese su dieci prefigurano, in linea con il quadro italiano, un calo della domanda sia locale – dovuta alle restrizioni imposte dall’attuazione dei protocolli sanitari – che nazionale, inclusa quella turistica.

Principali effetti dell’emergenza da Covid-19 previsti per il semestre successivo dalle imprese umbre (valori %)

* Le imprese intervistate potevano dare più risposte
Fonte: elaborazioni Aur su dati Istat dicembre 2020, maggio 2020

Rispetto a quanto dichiarato a maggio 2020, sembrano aggravarsi i timori relativi al peggioramento della domanda (locale, nazionale, estera) ma risultano più attenuate le pur consistenti apprensioni sulla capacità finanziaria e sulla sostenibilità dell’attività. In più, aumenta la quota (pur esigua) di quelle imprese che non ritengono di subire effetti rilevanti sul proprio operato.
Nel complesso, dunque, la situazione denunciata dagli operatori umbri ricalca sostanzialmente quella emersa dall’intero contesto nazionale, con qualche preoccupazione in più relativa a liquidità e sostenibilità dell’impresa.

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