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Mauro Casavecchia
Agenzia Umbria Ricerche

L’impatto della pandemia sulle finanze dei Comuni umbri

27 Apr 2021
Tempo di lettura: 5 minuti

La caduta degli incassi
La pandemia sta mettendo a dura prova gli equilibri di finanza pubblica e in particolare i bilanci degli enti territoriali, impegnati in prima linea nel contrasto all’emergenza sanitaria, economica e sociale. Da molti mesi Comuni e Regioni devono far fronte a spese impreviste, per aiutare cittadini e imprese, potendo contare su minori entrate proprie, a causa delle perduranti misure restrittive.
In attesa delle certificazioni ufficiali, possiamo ricavare per l’Umbria alcune indicazioni preliminari sull’impatto della pandemia sulla finanza locale a partire dai flussi degli incassi e delle spese relative al 2020.
Dal lato degli incassi, la diminuzione degli introiti per il complesso dei 92 Comuni umbri ha superato i 53 milioni di euro rispetto all’anno precedente: la caduta si è manifestata sia sul versante delle entrate di natura tributaria – dove mancano all’appello 44 milioni di euro, per un calo del 7,5% (lievemente meno pesante del dato nazionale) – sia per quelle di natura extratributaria – ove il calo di 9 milioni di euro sancisce una flessione del 6,3% (a fronte di una media italiana quasi tre volte più pesante).

Entrate tributarie ed extratributarie dei Comuni umbri
Fonte: elaborazione Aur su dati Siope aggiornati al 12 aprile 2021

Giù i tributi, ma resistono IMU e IRPEF
Più nel dettaglio, analizzando l’andamento delle tre principali fonti di gettito per le amministrazioni comunali umbre – che da sole pesano per il 95% di tutte le entrate di natura tributaria – si osserva che mentre l’imposta municipale propria (IMU) e l’addizionale IRPEF sono riuscite a mantenersi sui livelli dell’anno precedente, conseguendo anzi un incremento del 2,2%, il terzo pilastro rappresentato dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARI) accusa nel complesso una perdita di incassi di quasi 23 milioni, per una flessione del 13,7%.
Cadute ancora più consistenti in termini percentuali vengono registrate per tutti i restanti tributi comunali, a partire da quelli più collegati alle attività commerciali e turistiche come l’imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni (-23%), la tassa sull’occupazione degli spazi e aree pubbliche (-31%) e l’imposta di soggiorno (-40%). Fortemente ridotti anche gli introiti residuali provenienti dal tributo per i servizi indivisibili (TASI) e dall’imposta comunale sugli immobili (ICI), ormai assorbiti dall’IMU.

Incassi per imposte, tasse e proventi assimilati dei Comuni umbri
Fonte: elaborazione Aur su dati Siope aggiornati al 12 aprile 2021

Il triste primato dei servizi funebri
Le entrate extratributarie, che per la loro natura dovrebbero registrare in modo ancora più sensibile le limitazioni all’attività economica imposte dall’emergenza sanitaria, nel complesso hanno subito in Umbria una contrazione meno drammatica di quanto accaduto a livello nazionale. Tra di esse, particolarmente rilevante risulta la flessione dei proventi da erogazione dei servizi, che nel 2020 hanno perso un quarto rispetto a quanto incassato nell’anno precedente (a fronte di un -31,1% nazionale).
Su questo fronte, risultano evidenti gli effetti della chiusura delle scuole (praticamente dimezzati gli introiti di mense, asili nido, trasporti scolastici), della ridotta circolazione (quasi un milione in meno di incassi da parcheggi e parchimetri), delle limitazioni alle attività commerciali (abbattute di oltre la metà le entrate derivanti da mercati e fiere), della pausa forzata delle istituzioni culturali (-44% per i proventi di teatri, musei, spettacoli e mostre).
Uno dei pochi servizi comunali che hanno visto un aumento delle entrate nell’anno appena trascorso è quello dei servizi funebri, il cui inedito primo posto conquistato nella graduatoria dei servizi per rilevanza degli incassi nel 2020 assume così una triste valenza simbolica.

Proventi dalla vendita e dall’erogazione di servizi dei Comuni umbri
Fonte: elaborazione Aur su dati Siope aggiornati al 12 aprile 2021

Le compensazioni governative
Per compensare lo sconquasso finanziario, nell’ultimo anno il governo è intervenuto ripetutamente attraverso un aumento dei trasferimenti a favore delle autonomie territoriali: per ultimo, il decreto-legge n. 41 del 22 marzo scorso, il cosiddetto “decreto sostegni”, ha ulteriormente rafforzato questa linea di intervento, portando l’ammontare complessivo di risorse straordinarie destinate a questo scopo tra il 2020 e il 2021 a 16 miliardi.
Circa la metà di queste risorse compensative (8 miliardi) sono andate a beneficio degli enti locali: alla parte più cospicua (6,7 miliardi) del fondo per le funzioni fondamentali, istituito dal decreto “rilancio” e via via incrementato, si è affiancata una seconda linea di intervento (per 1,3 miliardi nel biennio) dedicata ai cosiddetti “ristori minori”, per rimpinguare le minori entrate derivanti da imposta municipale propria per determinate categorie di immobili, da imposta di soggiorno e similari e da tasse e canoni per l’occupazione di aree pubbliche.

Principali linee di finanziamento a favore degli enti locali per emergenza Covid-19
Fonte: elaborazione Aur su dati Corte dei Conti

Si tratta di risorse congrue, sufficienti a scongiurare il rischio di aumenti delle tasse o tagli dei servizi da parte dei Comuni per riequilibrare i propri conti?
Dalle prime stime, la contrazione delle entrate proprie sembrerebbe essere stata largamente controbilanciata – almeno in Umbria – dall’incremento del 57% degli incassi da trasferimenti che hanno alimentato il fondo per le funzioni fondamentali e gli altri ristori specifici, provenienti in larga parte dai Ministeri, che sono aumentati di oltre 65 milioni rispetto al 2019, determinando un effetto complessivamente positivo, a livello di comparto, per le casse comunali.

Entrate per trasferimenti dei Comuni umbri

Fonte: elaborazione Aur su dati Siope aggiornati al 12 aprile 2021

Tuttavia è ancora presto per trarre conclusioni definitive. Proprio in questi giorni gli uffici comunali stanno chiudendo il conto consuntivo per il 2020, un esercizio particolarmente complicato per la gestione economico-finanziaria. Dopodiché dovranno mettere a punto la certificazione, da produrre entro maggio, per quantificare in che misura la perdita di gettito e le maggiori spese di funzionamento e di adeguamento delle strutture a causa della pandemia sono state controbilanciate dai ristori compensativi e dai risparmi su alcune categorie di spesa, principalmente acquisti di servizi. Questa prima certificazione fornirà la base per effettuare, già a giugno, il riparto della quota più cospicua di risorse aggiuntive messe a disposizione con la legge di bilancio 2021 e con il decreto-legge 41 del 2020 (1.280 milioni).