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Marcello Signorelli (et al)
Università degli Studi di Perugia

L’impatto economico della crisi Ucraina nella regione Umbria

1 Mar 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Marcello Signorelli (Università di Perugia), Enzo Faloci (Esperto internazionale)

Claudio Socci (Università di Macerata), Stefano Deriu (Università di Macerata)

L’invasione della Russia e la guerra in corso in Ucraina, oltre ai gravi risvolti politici e umanitari, comporterà un evidente impatto sulla situazione economica internazionale. La ripresa economica – dopo la profonda recessione pandemica del 2020 –  subirà un rallentamento significativo dovuto anche alla stretta interdipendenza dei paesi europei dalle forniture di petrolio e gas. Lo stato di guerra determina, per motivazioni politiche, l’adozione di sanzioni di carattere economico con il fine principale di indurre la Russia ad arrestare l’occupazione dell’Ucraina. Gli scambi commerciali con la Russia subiranno pertanto limitazioni differenziate per tipologie di prodotti e allo stesso tempo i prezzi dei principali beni importati potrebbero registrare incrementi rilevanti. Questa combinazione di effetti inciderà negativamente sulla fase di recupero post pandemia che l’economia mondiale stava registrando. In modo particolare, la riduzione delle esportazioni verso la Russia avrà un impatto negativo prima sui prodotti e servizi non stoccabili e successivamente su quelli per i quali raggiunta la massima capacità di immagazzinaggio sarà necessario limitare o sospendere la relativa produzione. Un aggravamento del quadro macroeconomico sarà dovuto all’incremento dei costi di produzione, legati direttamente e indirettamente al prezzo delle materie prime importate.

Concentrando l’attenzione sull’Italia e, in particolare, su un livello regionale, si è cercato di fornire una stima quantitativa degli effetti negativi che questo conflitto determinerà sull’economia della regione Umbria. A tale fine è stato necessario partire dal grado di dipendenza diretto dell’economia regionale rispetto ai paesi coinvolti nel conflitto. Identificati i prodotti oggetto di scambi commerciali e considerando anche il fenomeno inflazionistico è possibile stimare l’impatto economico che il conflitto in corso avrà sul territorio regionale. Lo shock economico che si sta delineando evidenzia una contrazione della domanda estera di alcune tipologie di beni e servizi (lato domanda) e un incremento del prezzo di alcune tipologie di materie prime (lato offerta). Per quantificare l’impatto economico, pertanto, è necessario adottare un modello caratterizzato dalla possibilità di innestare shock sia lato offerta che lato domanda con un grado di disaggregazione ampio. Il modello utilizzato è un modello di equilibrio economico generale computabile (CGE) basato sulla matrice contabilità sociale (SAM) costruita per la regione Umbria.

Tabella 1: Impatto sulle principali variabili economiche degli interventi
(variazioni percentuali rispetto al benchmark)

In primo luogo, il valore delle esportazioni verso la Russia dalla regione Umbria, come riportato in Appendice 1 (Tabella A3), evidenzia una forte concentrazione tra i prodotti della manifattura e, in entità minore, quelli agricoli. Inoltre, si segnala che nel 2020 (ultimo anno con dati completi disponibili), con riferimento alla Russia, l’export dell’Umbria è stato l’1,52% dell’export italiano, mentre con riferimento all’Ucraina, l’export dell’Umbria è stato pari allo 0,67% dell’export italiano; considerando l’export totale dell’Umbria nel 2020, il 2,83% è risultato verso la Russia mentre lo 0.30% verso l’Ucraina.

Pertanto, l’imposizione di sanzioni commerciali avrà un impatto diretto sulla produzione di questi prodotti a cui si assocerà un effetto indiretto e indotto poiché queste produzioni mostrano una particolare interrelazione con le altre attività produttive e contribuiscono in maniera rilevante alla generazione di reddito da lavoro e da profitti incidendo alla fine sul reddito disponibile delle Famiglie, delle Società e delle Pubblica Amministrazione.

Altro aspetto molto rilevante che concorrerà all’impatto economico complessivo sarà legato all’andamento dei prezzi dei prodotti energetici. Pur in un contesto altamente incerto ed evolutivo, le principali previsioni degli istituti di ricerca internazionali stimano variazioni percentuali oltre il 20% nel 2022 per il prezzo del petrolio e del gas importati. Con tale scenario, si osserverà un incremento dei costi legati all’acquisto di beni intermedi e un aumento della spesa finale delle Famiglie per il consumo diretto di energia che comporterà naturalmente una riduzione della capacità di spesa per le altre tipologie di prodotti.

Ecco una prima stima quantitativa dell’impatto della “crisi Ucraina” sulla variazione dei principali aggregati macroeconomici (tabella 1). Possiamo osservare come l’impatto dello shock composto domanda e offerta costerà al sistema Umbria almeno lo 0,7% in termini di minore PIL annuo. Il conflitto in corso, in altri termini, genererà una correzione della variazione del PIL dovuta sia alla minore domanda estera, sia alla minore domanda nazionale e sia alla riduzione dei consumi interni alla regione Umbria.

Peraltro si precisa che tale “perdita di PIL” è una sorta di soglia minima che nella realtà sarà superiore considerando sia le complesse catene globali del valore (ad es. le cosiddette “esportazioni indirette” tramite subfornitura a paesi terzi che poi esportano in Russia) sia per gli effetti di un rallentamento – ancora incerto nell’entità – dell’economia globale.

In conclusione, per la regione Umbria la crisi Ucraina costituisce un danno economico significativo, tanto più che la regione era nel 2019 ancora circa 14 punti percentuali di Pil sotto il livello precedente la Grande Recessione del 2009, per non parlare della successiva recessione pandemica 2020 non ancora pienamente recuperata. Insomma, con l’invasione della Russia in Ucraina e le relative conseguenze, l’Umbria avrà ancor più difficoltà ad invertire il prolungato e grave arretramento economico iniziato oltre due decenni fa. In altri termini, sarà ancor più cruciale che le risorse pubbliche (PNRR e non solo) che saranno spese in Umbria nei prossimi mesi e anni abbiano una tempistica e qualità adeguate alla gravità della situazione, tali cioè da determinare un elevato “moltiplicatore” per la crescita economica.

Appendice 1 – Export di Italia e Umbria verso Russia e Ucraina (2019, 2020 e 2021*)

Tab. A1 – Export dell’Italia verso la Russia

Fonte: Coewb – Istat

Tab. A2 – Export dell’Italia verso l’Ucraina

Fonte: Coewb – Istat

Tab. A3 – Export dell’Umbria verso la Russia

Fonte: Coewb – Istat

Tab. A4 – Export dell’Umbria verso l’Ucraina

Fonte: Coewb – Istat