Focus

  1. Home
  2. /
  3. Focus
  4. /
  5. Performance dell’export nelle regioni...
Andrea Crippa
Agenzia Umbria Ricerche

Performance dell’export nelle regioni italiane

12 Mar 2024
Tempo di lettura: 9 minuti
pagine 1 2

La storia del commercio internazionale ha radici antichissime benché abbia avuto i suoi sviluppi nel XV secolo quando le scoperte geografiche hanno favorito l’allargamento delle rotte commerciali fino ai nostri giorni con un mondo globalizzato dove il commercio è l’essenza del capitalismo moderno. Non è quindi un caso che i governi incentivino l’export nazionale dal momento che ad un incremento di quest’ultimo si associa un miglioramento delle condizioni economiche. In primo luogo, un aumento dell’export comporta una crescita della produzione interna e, in taluni casi, un accrescimento dell’occupazione. Per di più l’export mitiga il rischio di esposizione da parte dell’imprese alla sola domanda interna allargando il proprio bacino di potenziali consumatori a livello globale. Infine, tenendo conto delle principali teorie relative al commercio mondiale, i Paesi tendenzialmente esportano quei prodotti che impiegano in maniera più intensiva i fattori di produzione di cui sono maggiormente dotati, evitando così di lasciare inutilizzate alcune risorse. Seppur non direttamente collegato all’aspetto strettamente economico, i paesi coinvolti nel commercio mondiale sviluppano delle solide relazioni internazionali che possono condurre alla creazione di aree di libero scambio.

Considerati i benefici derivanti dall’export e il crescente interesse intorno a tale fenomeno, il presente lavoro si pone l’obiettivo di costruire un indice capace di misurare le performance dell’export a livello regionale. Per far ciò si è preso spunto dal Trade Performance Index (TPI) elaborato dall’International Trade Center.

1. Descrizione degli indicatori
L’indice si compone come la media pesata dei punteggi ottenuti da ogni singola regione su un insieme di sei indicatori:
1)     Esportazioni nette: misurate come la differenza tra il valore dell’export meno quello dell’import [1];
2)     Esportazioni pro capite: misurate come il valore delle esportazioni diviso il numero di persone in età lavorativa (15 – 64 anni);
3)     Esportazioni per impresa: misurate come il rapporto tra il valore dell’export e il numero di imprese attive sul territorio;
4)     Esportazioni sul totale nazionale: misura l’incidenza di ogni regione sul totale dell’export nazionale;
5)     Diversificazione di prodotto: viene misurata su 21 settori mediante la seguente formula:

dove xi,k rappresenta l’export della regione i relativamente ad un settore k,  mentre xi indica l’export totale della regione i. Maggiore sarà il valore dell’indice più elevata sarà la diversificazione di prodotto e, conseguentemente, migliore sarà il ranking della regione.
6)     Diversificazione di mercato: viene misurata su oltre 200 paesi mediante la seguente formula:

dove xi,j rappresenta l’export della regione i nel paese j, mentre xi indica l’export totale della regione i. Un valore crescente dell’indice determina una diversificazione in termini di mercati e, conseguentemente, il ranking della regione.
Ai fini del calcolo dell’indice composito finale assegniamo un peso specifico per ciascuno degli indicatori considerati. La rilevanza maggiore viene data alla diversificazione di prodotto e di mercato (indicatori 5 e 6), seguiti dall’export pro capite e per impresa (indicatori 2 e 3), seguiti a loro volta dall’incidenza dell’export regionale rispetto all’export nazionale (indicatore 4). Infine, per le questioni evidenziate in nota 1 nel testo, la rilevanza minore viene assegnata all’indicatore relativo alle esportazioni nette. Qualora una regione risultasse essere prima in ciascuno dei sei indicatori otterrà lo score massimo di 58 punti. Per quanto concerne l’anno di analisi ci riferiamo al 2022 [2].

2. Prestazioni delle regioni italiane per tipologia di indicatore
Un surplus delle esportazioni nette significa che un paese, o come nel nostro caso una regione, ha esportato beni per un valore superiore a quello dei prodotti importati dall’estero, generando così un risultato economico favorevole. L’Emilia-Romagna è la prima regione italiana per avanzo commerciale con una cifra superiore ai 31.5 miliardi di euro, seguita con ampio distacco dalla Toscana e dal Piemonte. L’Umbria registra una buona performance registrando anch’essa un avanzo nelle esportazioni nette per un valore complessivo superiore agli 1.2 miliardi di euro che le valgono la nona piazza in classifica – tabella 1.

“Ciascun occupato umbro, nella fascia d’età 15-64 anni, genera circa 11.000 euro di export”

Il valore delle esportazioni pro capite così come il valore delle esportazioni per impresa ci indicano il grado di apertura di un territorio verso l’esterno e la misura in cui la popolazione in età lavorativa e/o le imprese di una regione producano per il mercato mondiale. L’export pro-capite vede l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia a fare da capofila con un valore pro capite pari a 30.022 euro per la prima e 30.002 euro per la seconda. Il Veneto conclude il podio con 26.669 euro esportati per persona in età lavorativa. L’Umbria con i suoi 11.016 euro pro capite occupa il dodicesimo posto in classifica – tabella 2.

Per quanto concerne le esportazioni per impresa il podio è composto da Friuli-Venezia Giulia (oltre 253 mila euro esportati per azienda), Emilia-Romagna (oltre 211 mila euro) e Lombardia con poco meno di 200 mila euro esportati per impresa – tabella 3.

“Nel 2022 l’Umbria ha raggiunto il picco massimo per valore di merci esportate”

Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni che, quantomeno in valore assoluto, contribuiscono maggiormente all’export nazionale. Cumulativamente le tre regioni sopra citate nel 2022 hanno realizzato il 53,5 per cento delle esportazioni italiane per un volume d’affari prossimo ai 329 miliardi di euro. L’Umbria con i suoi 5.8 miliardi di euro incide sull’export nazionale in misura residuale (0,9 per cento) collocandosi al sedicesimo posto davanti solo a Basilicata, Molise, Valle d’Aosta e Calabria – tabella 4.

La diversificazione del prodotto rappresenta un elemento di primaria importanza nella costruzione dell’indice composito in quanto ci consente di valutare la struttura produttiva di ogni singola regione. Inoltre, la diversificazione limita la dipendenza da un ristretto numero di prodotti e conseguentemente riduce la vulnerabilità di un territorio agli shock esogeni che potrebbero colpire quel determinato settore. La nostra regione evidenzia uno score esattamente in linea con quello nazionale. Puglia, Lombardia e Trentino esibiscono una differenziazione di prodotto più marcata rispetto al resto delle regioni italiane – tabella 5.

Specularmente alla diversificazione di prodotto anche la differenziazione di mercato limita il rischio di avere una eccessiva dipendenza da un singolo, o comunque pochi paesi partner, che importano i beni realizzati da una qualsiasi regione. Pertanto, maggiore sarà il valore di tale indicatore migliore sarà la ripartizione delle esportazioni realizzate da una regione nei confronti dei vari partner commerciali sparsi nel mondo. Sicilia, Calabria e Lombardia sono le regioni che distribuiscono in misura più uniforme le loro esportazioni a livello mondiale. L’Umbria collocandosi al tredicesimo posto in classifica esibisce una diversificazione di mercato inferiore a quella italiana – tabella 6. Basti pensare che nell’anno 2022 il primo partner commerciale dell’Umbria è stata la Germania, la quale ha assorbito circa il 20 per cento dell’export regionale, mentre per la Sicilia il principale paese importatore (Turchia) ha contribuito per appena l’8,2 per cento delle esportazioni siciliane.

pagine 1 2