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Elisabetta Tondini
Agenzia Umbria Ricerche
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Mauro Casavecchia
Agenzia Umbria Ricerche

Quadro congiunturale dell’Umbria e scenari economici

11 Gen 2024
Tempo di lettura: 4 minuti

Il 2023 si è caratterizzato per un rallentamento della crescita, in Italia come in Umbria, conseguente alla decelerazione dell’economia a livello internazionale, anche per effetto dell’indebolimento dell’industria europea (a partire da quella tedesca) e della stretta monetaria, che continua a frenare la produzione manifatturiera e il commercio mondiale. Prosegue dunque il momento di difficoltà dell’apparato industriale, ancora alle prese con una domanda che nella ripresa post-pandemica si è indirizzata soprattutto al settore dei servizi.

Le cause di questo rallentamento vanno ricercate principalmente nel processo inflazionistico – che pure si va ridimensionando anche grazie al calo delle quotazioni delle materie prime energetiche – e nel conseguente rialzo dei tassi di interesse messo in atto dalle istituzioni finanziarie per contrastarlo. L’aumento del costo del credito ha determinato una brusca contrazione dei prestiti alle imprese e reso più difficile il ricorso a mutui da parte delle famiglie, frenando così l’effetto espansivo del rimbalzo post-pandemia attraverso la contrazione di investimenti e consumi.

Le previsioni dell’Istat per l’Italia danno una crescita del Pil dello 0,7 per cento sia per il 2023 sia per l’anno successivo. Per quanto riguarda l’Umbria, le stime più recenti prefigurano un quadro di sostanziale allineamento al quadro nazionale: secondo AUR, il tasso di crescita reale nel 2023 dovrebbe aggirarsi intorno allo 0,6 per cento, secondo Svimez allo 0,5 per cento.

Il rallentamento della crescita risente della contrazione dell’export, il cui contributo alla variazione del PIL nel 2023, al netto delle importazioni, si stima essere sostanzialmente nullo. Viene meno dunque il forte impulso alla crescita economica verificatosi nello scorso biennio proveniente dalla domanda estera.

Sul fronte della domanda interna, anche gli investimenti non riescono a esercitare un effetto propulsivo significativo: le costruzioni scontano il progressivo esaurimento dell’impetuoso stimolo derivante dagli incentivi fiscali che ha trainato la crescita degli anni scorsi, mentre si sta ancora facendo attendere il pieno dispiegamento degli effetti benefici derivanti del PNRR, la cui attuazione risulta ancora limitata rispetto alle previsioni originarie.

Pertanto, l’unica variabile che ha contribuito, seppur debolmente, alla crescita del Pil nel 2023 è stata la spesa per consumi finali delle famiglie le quali, pur dovendo fare i conti con l’indebolimento del reddito reale e con l’innalzamento dei costi del credito, hanno finora preferito diminuire la propensione al risparmio e sostenere il livello di spesa, in attesa di recuperare il potere d’acquisto nel 2024 a seguito del previsto rafforzamento della dinamica salariale.

Anche in Umbria, come a livello nazionale, l’andamento dei consumi ha subito un notevole rallentamento rispetto all’anno precedente, anche a causa del fenomeno inflattivo che, pur in progressiva attenuazione, si conferma nella regione più pesante che in Italia (1,3 per cento contro 0,7 per cento a novembre 2023).

Sul versante dell’occupazione, i primi nove mesi dell’anno hanno sancito una ripresa del mercato del lavoro nella regione più sostenuta di quella nazionale (+2,8 per cento tendenziale contro 2,0 per cento), un fattore che ha contribuito a sostenere la domanda delle famiglie. Tuttavia va rimarcato il perdurare dello svantaggio retributivo del lavoro dipendente nel settore privato in Umbria, che nel complesso risulta inferiore dell’11,5 per cento rispetto a quello medio nazionale (dato 2022), come conseguenza di un appiattimento verso il basso delle qualifiche lavorative e di una più generale minore competitività del sistema produttivo nella regione.

Scendendo nel dettaglio settoriale, nel primo semestre dell’anno l’industria umbra ha registrato una crescita modesta, combinata tuttavia con una sostenuta dinamica occupazionale, nettamente superiore a quella del resto d’Italia. In rallentamento anche l’attività del comparto edilizio, accompagnata anche in questo caso da una crescita occupazionale, in controtendenza rispetto al calo registrato invece a livello nazionale. In flessione la dinamica del settore commerciale, che in Umbria non ha ancora recuperato i livelli occupazionali del 2019 e in più ha perso ulteriori unità di lavoro. Note positive continuano ad arrivare dal settore turistico, che nei primi 9 mesi dell’anno ha già superato il livello record di 5,5 milioni di presenze.

Le prospettive per il 2024 sono fortemente condizionate dal perdurare del quadro di incertezza dovuto alle tensioni geopolitiche e al rallentamento della domanda globale. In un quadro sostanzialmente privo di elementi di dinamismo, la principale leva su cui poggiare le aspettative di crescita resta il PNRR, la cui attuazione dovrebbe finalmente entrare nel vivo e cominciare a dispiegare in modo più robusto gli effetti propulsivi sull’economia. Un esercizio di simulazione effettuato dall’Aur ha stimato che l’effetto espansivo sul Pil regionale derivante dalla spesa prevista in Umbria di 1,9 miliardi di euro circa a valere sul PNRR e sul Fondo complementare (PNC/PNC Sisma) nel quinquennio 2022-2026 si aggirerebbe intorno a 1,2 miliardi di euro, corrispondenti a circa un punto percentuale medio annuo.

Il progressivo rallentamento della crescita dell’attività economica italiana ha portato l’Istat a rivedere al ribasso, nel mese di dicembre, la previsione di crescita annuale del PIL in termini reali per il 2023 allo 0,7 per cento. A settembre la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2023 aveva stimato un tasso di crescita dello 0,8 per cento.

Gli scenari previsionali ipotizzati per l’Umbria dall’Agenzia Umbria Ricerche, quale esito dell’applicazione in via sperimentale di due differenti modelli previsionali, danno luogo a un tasso di crescita reale del Pil per il 2023 che oscilla tra 0,6 per cento e 1,1 per cento.

(Tratto dalla Relazione economico sociale 2024)

Note
[1] L’analisi di regressione lineare mediante il metodo dei minimi quadrati (OLS – Ordinary Least Squares) viene utilizzata per prevedere il valore di una variabile dipendente in base al valore di una variabile indipendente. In questo caso l’evoluzione futura delle variabili macroeconomiche umbre è stata stimata in relazione all’andamento delle stesse a livello nazionale.

[2] I modelli ARIMA (AutoRegressive Integrated Moving Average) vengono utilizzati per indagare serie storiche, in particolare quando si hanno processi lineari non stazionari. Si utilizzano su processi monovariabile dove i valori correnti di una serie di dati vengono correlati con i valori precedenti della serie stessa. La tecnica, definita metodologia di previsione Box-Jenkins, include i seguenti passaggi: 1) Identificazione e selezione del modello; 2) Stima dei parametri di tipo autoregressivo (AR), di integrazione o differenziazione (I), e a media mobile (MA); 3) Verifica del modello. Il modello viene indicato con ARIMA(p,d,q), dove p rappresenta la componente autoregressiva, i rappresenta l’ordine della differenziazione ai fini di ottenere una serie stazionaria, ed infine q rappresenta il numero di parametri a media mobile. L’equazione canonica di un modello ARIMA è la seguente: