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Chiara Dall'Aglio
Esperta di turismo

L’Umbria pronta ad accogliere di nuovo

7 Mag 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

Colpito più di qualsiasi settore dalle restrizioni imposte, a livello globale, dall’emergenza pandemica COVID 19, il turismo si appresta a muovere i primi timidi passi verso una ripresa che, per alcuni osservatori, potrebbe sfociare, da qui al 2022 in un vero e proprio boom.
Non più vista come una attività superflua, infatti, la vacanza è diventata per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, una vera e propria necessità, al punto che il viaggio è spesso la prima risposta alla domanda “cosa farai dopo la fine delle restrizioni/lockdown?”
Pronti a partire, dunque, ma per vacanze che, ancora una volta, saranno necessariamente diverse: di prossimità, in sicurezza, flessibili, last minute.
Per l’Umbria, si tratta di capitalizzare la propria immagine di regione open air, e di potenziare la buona performance dell’estate 2020, quando, dopo la fine del primo lockdown, il Cuore Verde d’Italia ha visto crescere gli arrivi e le presenze fino ai livelli pre-pandemici, grazie alla comunicazione di regione fuori dai grandi circuiti, lontana dalle folle, in grado di offrire una vacanza di grande qualità in sicurezza.
Molto ha inoltre influito la provenienza dei turisti: destinazione favorita dagli italiani, che ammontano a circa il 70% dell’incoming regionale, ha potuto contare su una fetta di mercato consolidata, e allo stesso tempo attrarre nuovi turisti provenienti da target diversi, precedentemente rivolti verso destinazioni più popolari.
Il futuro si giocherà quindi sulla sfida a mantenere questa posizione di vantaggio competitivo, a riprendere il dialogo, ora interrotto, con i mercati esteri di riferimento, a sostenere la resilienza delle imprese che compongono il panorama dell’offerta turistica regionale, preparando il territorio ad una domanda su cui il COVID ha e avrà una profonda influenza.
La spinta verso un approccio responsabile e sostenibile, già presente prima del 2020, prenderà ancora più slancio, e questo non potrà che favorire ancora una volta l’Umbria, che, grazie alla sua rete di cammini, ciclovie e ippovie e soprattutto al suo territorio incontaminato, vocato alle attività outdoor e al muoversi con lentezza, si candida ad ospitare quanti vorranno sentirsi liberi di respirare all’area aperta, in mezzo al verde, distanziati naturalmente dalla folla.
I mesi a venire saranno quindi dedicati a ricostruire il delicato equilibrio su cui si regge il turismo, che è, non va dimenticato, un settore industriale, ma nel cui prodotto incide fortemente il territorio, e con esso tutte le criticità che le crisi territoriali e ambientali portano con sé. In Umbria, la stragrande maggioranza delle imprese turistiche è di piccole se non piccolissime dimensioni, ma nonostante questo il sistema dell’accoglienza è riuscito a fronteggiare le ripetute crisi (terremoti, emergenze terroristiche, e emergenze sanitarie) così come le sfide poste dalle grandi opportunità sovraregionali, quali il Giubileo straordinario del 2016, o EXPO 2015.
In Umbria sono state recentemente messe a disposizione una serie di misure che andranno a sostenere l’ampio segmento del comparto turistico, andando oltre il concetto di ristori e puntando alla riqualificazione del tessuto imprenditoriale.
Ma, come ha osservato il neo Ministro al Turismo Massimo Garavaglia, i veri indennizzi saranno ‘la fatturazione e avere clienti’.
Puntare dunque sull’attrattività complessiva della nostra terra, ed andare a sollecitare i segmenti più penalizzati.
Sono molte le suggestioni e gli stimoli che stanno circolando fra gli addetti ai lavori e gli studiosi in queste settimane e che combaciano con le caratteristiche della nostra regione: i centri storici, che grazie alla riduzione del pendolarismo lavorativo, possono diventare veri e propri scrigni di cultura a cielo aperto, e si prestano ad essere i terminali dei cammini nelle zone rurali; i piccoli gruppi e le famiglie, a cui l’Umbria naturalmente si rivolge, e che sempre più si allontaneranno dai grandi tour organizzati e affollati; ma anche le opportunità offerte dai nuovi modelli lavorativi, che con lo smart/remote working consentono di fare della vacanza un prolungamento della propria attività e per l’Umbria aprirebbero la possibilità di estendere l’attuale permanenza media, storicamente il punto debole del nostro turismo, che supera di pochissimo i 2 giorni.
Il futuro, post (o, per meglio dire, con) COVID richiederà soluzioni integrate con il turismo. L’Umbria si sta preparando.

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