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Elisabetta Tondini
Agenzia Umbria Ricerche

Quanti sono e quanto guadagnano i giovani dipendenti umbri

8 Mag 2024
Tempo di lettura: 9 minuti
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Nel presente focus si riportano i dati sulle retribuzioni, per tipo di contratto e per qualifiche, dei giovani umbri che lavorano nel comparto privato, in comparazione con la situazione dei coetanei italiani e di quelli che vivono nelle regioni settentrionali.
Quindi, richiamando i risultati di una recente indagine sui fattori ritenuti importanti dai giovani italiani nei confronti del lavoro, viene analizzato il fenomeno, in crescita, delle dimissioni dalle occupazioni a tempo indeterminato.

Nel 2022 in Umbria hanno lavorato alle dipendenze nel comparto privato extra agricolo[i] quasi 70 mila giovani con meno di 35 anni, il 30,6 per cento del totale dei dipendenti privati nell’anno (una quota leggermente inferiore a quella della media nazionale e delle regioni del Nord). La presenza giovanile, quasi esclusiva tra gli apprendisti e residuale tra i quadri e i dirigenti, in Umbria risulta, in ogni qualifica, inferiore a quella registrata nelle aree di riferimento.

Lo schiacciamento verso il basso dell’articolazione per profili (i giovani sono assai poco presenti tra i quadri e i dirigenti) nella regione risulta più accentuato rispetto a Italia e Nord, a confermare la peculiarità già riscontrata osservando l’intera compagine lavorativa (cfr. https://www.agenziaumbriaricerche.it/focus/le-basse-remunerazioni-del-lavoro-in-umbria-caratteri-cause-implicazioni/): in Umbria i lavoratori under 35 sono per il 57,8 per cento operai (il 50 per cento al Nord) e per il 23,5 per cento impiegati (il 37 per cento al Nord), mentre risulta sovrarappresentata, con il 18,4 per cento, la categoria degli apprendisti.

“Nel 2022 i giovani umbri con meno di 35 anni che lavorano come dipendenti nel privato sono per il 57,8% operai e per il 23,5% impiegati (contro il 50% e il 37% del Nord)”

I giovani umbri con contratti a tempo determinato sono relativamente più numerosi dei coetanei italiani e settentrionali (36,1 per cento contro 34,8 e 33,0 per cento rispettivamente), coprendo una quota praticamente doppia rispetto a quella degli ultra 34 enni; inoltre, nel 35,6 per cento dei casi hanno un contratto part-time (meno dell’Italia ma più del Nord) a fronte del 30 per cento dei lavoratori più maturi.

Per la maggiore presenza di contratti a termine, il numero medio di giornate retribuite dei giovani risulta inferiore a quello degli over 34 (in Umbria 213 contro 264). Più in generale, la minore continuità lavorativa, contratti più penalizzanti, il livellamento verso il basso delle qualifiche, una storia professionale più breve incidono sui livelli retributivi, mediamente più bassi rispetto a quelli degli over 34: in Umbria, ai giovani che lavorano nel comparto privato (come visto, il 31 per cento circa nel 2022) corrisponde il 21 per cento del monte retribuzioni.

“Pari a 14.478 euro è la retribuzione media annua (contro i 15.616 e 17.692 euro rispettivamente di Italia e Nord)”

Nel complesso, agli umbri con meno di 35 anni che lavorano nel privato come dipendenti corrisponde una retribuzione media annua di 14.478 euro, inferiore a quelle dei coetanei dell’Italia e del Nord  (rispettivamente pari a 15.616 e 17.692 euro)[ii]. Si ripropone dunque, anche per i più giovani, l’analogo svantaggio retributivo umbro già osservato per l’intera compagine lavorativa (del resto, anche le retribuzioni medie annue dei lavoratori più maturi si collocano al di sotto dei relativi dati delle aree di riferimento). La forbice retributiva annua degli umbri under 35 rispetto ai coetanei italiani e settentrionali è in media pari a -7,3 e a -18,2 per cento, rispettivamente, ovvero si passa da 1.138 euro in meno rispetto all’Italia a 3.214 euro in meno rispetto alle regioni settentrionali.  Lo scarto si fa massimo tra i quadri e tra le qualifiche “altre”, mentre la regione supera nettamente le aree benchmark in corrispondenza dei dirigenti (ma qui il dato è poco rappresentativo visto che conta soltanto 9 unità).

Va da sé che il generale livellamento verso il basso delle retribuzioni nella regione determina uno scarto intergenerazionale più ridotto (-36,4 per cento) rispetto a quello italiano (-40,6 per cento) e a quello del Nord (-40,1 per cento).

Se questa è la situazione media complessiva, vale la pena verificare il confronto intragenerazionale (between) e all’interno della fascia più giovane (within) isolando la sola componente lavorativa con contratto a tempo indeterminato, impiegata full-time per l’interno anno (ovvero retribuita per 52 settimane), che definiremo standard. In questo modo si riescono a comparare situazioni più omogenee dal punto di vista contrattuale e di presenza lavorativa.

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