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Giuseppe Coco
Agenzia Umbria Ricerche

Turismo: l’upgrading delle aspettative

26 Nov 2021
Tempo di lettura: 4 minuti

Premessa

I dati più recenti sul turismo ci hanno mostrato un aumento significativo dei pernottamenti in Umbria (Turismo: il rimbalzo dell’Umbria). Tale aumento è avvenuto accanto a un compagno di viaggio, il covid, non proprio gradevole e dopo un lungo periodo in cui i dati si erano rincorsi in un alveo alquanto stagnante. Un alveo che stava iniziando a prestare il fianco, direttamente o indirettamente, ad un certo pessimismo sempre più diffuso rispetto alle reali potenzialità di crescita del prodotto turistico regionale.

Sta di fatto che la fiammata di arrivi e presenze [1] registrate nell’ultima estate ha ridato ossigeno al grande “gioco” delle aspettative che, nelle dinamiche economiche, conta tantissimo e che, di fatto, ha finito con l’aprire le porte ad un quesito importante: fino a che punto possono crescere i flussi turistici diretti nel cuore verde d’Italia?

10 milioni di presenze: un traguardo raggiungibile?

L’andamento dell’estate 2021 – oltre ad aver fatto tirare un sospiro di sollievo al settore – ci consegna sostanzialmente una inattesa novità: quella che i flussi turistici regionali possono crescere anche di molto. Detto in altre parole, al netto di quanto potrà incidere il Covid sul futuro delle nostre vite, sembra proprio nelle possibilità dell’Umbria andare incontro ad un upgrading stabile delle presenze turistiche [2]. Un upgrading che potrebbe raggiungere soglie importanti, come quella dei 10 milioni.

Non va mai dimenticato, infatti, che l’Umbria è un territorio che ha le carte a posto per attrarre molti più turisti di quello che non ha fatto negli ultimi anni. E questo fa la differenza. Si pensi ai suoi tanti punti di forza:

1.      Patrimonio culturale ampio e diffuso

2.      Luoghi ricchi di storia e tradizioni

3.      Borghi sintesi del life style umbro

4.      Qualità della natura e del paesaggio

5.      Enogastronomia di eccellenza

6.      Eventi che hanno fatto e fanno la storia

A quanto appena elencato va aggiunto che la regione ha un notevole potenziale ricettivo, in grado di andare ben oltre i 10 milioni di presenze, un elemento per niente secondario ai fini della presente riflessione: basti pensare che le quasi 6,2 milioni di presenze del 2019 hanno prodotto un’occupazione media annua delle camere nelle strutture ricettive di appena il 39,9% (Fonte Isnart).

Dunque, le potenzialità dell’Umbria per raggiungere certi numeri ci sono tutte. Si tratta di buttare il cuore oltre l’ostacolo e far convergere gli intenti di tutti coloro che a vario titolo possono contribuire alla crescita del sistema turistico al punto tale da elevarlo a driver fondamentale dello sviluppo regionale.

Possibili effetti di 10 milioni di presenze

Analiticamente parlando non è facile quantificare l’impatto economico di 10 milioni di presenze. E questo perché certe misurazioni sono un esercizio empirico che risente della complessità di molti meccanismi.

Detto ciò, e consci dei possibili bias a cui si va incontro, può essere utile ai fini di questa riflessione provare a fare qualche stima [3] sulle potenziali – e si sottolinea potenziali – dimensioni che possono assumere taluni indicatori, quali l’occupazione e la spesa turistica dei pernottanti, nel caso in cui le presenze raggiungessero quota 10 milioni.

Graf. 1 – Impatto potenziale su occupazione e spesa dei pernottanti

Gli indicatori di buona norma non vanno mai presi alla lettera in quanto temono i fenomeni della varianza tanto quanto, giusto per fare un parallelismo, la carta teme l’umidità. Però, hanno il pregio di farci vedere cosa potrebbe voler dire per l’Umbria riuscire ad aumentare significativamente, in modo stabile e su base annuale, le presenze turistiche.

Più in generale, come ci insegna la teoria dello sviluppo economico, i flussi turistici quando crescono in modo costante nel tempo fanno aumentare:

a) la domanda dei beni prodotti nel territorio ospitante dovuta ad un incremento dei consumi da parte dei turisti;

b) i redditi dei residenti.

A sua volta, l’apparato produttivo collegato al turismo va incontro ad uno sviluppo consistente per cui si ha un incremento degli investimenti nel settore che porta al potenziamento delle imprese esistenti e alla nascita di nuove imprese. Inoltre, molte attività svolte a carattere occasionale smettono di essere tali per diventare attività stabili.

In questo modo la crescita del sistema turistico ha una emancipazione all’interno del sistema economico nel suo complesso che, alla fine, trasforma il settore in un driver di peso dello sviluppo regionale.

Un paio di annotazioni finali per le politiche

1. Ci sono flussi turistici e flussi turistici. Di mezzo c’è la questione della composizione della domanda, che non agisce in modo neutro sul settore.
La spesa media dei turisti che normalmente scelgono l’Umbria non è molto alta. Allora, potrebbe valer la pena provare a conquistare anche altri target, come i turisti giapponesi, ad esempio, notoriamente alto-spendenti. Come riuscirci? Iniziando a pensare a una campagna pubblicitaria mirata al mondo nipponico, ad esempio, ma anche pensare ad accordi con tour operator di primo piano che agiscono a quelle latitudini.

2. Costruire reti.
Pensare a una qualche forma di accordo stabile tra gli organizzatori dei grandi eventi umbri e il settore ricettivo per far sì – ad esempio – che i turisti che pernottano almeno quattro notti vengano omaggiati di biglietti gratuiti per i grandi eventi: una bella freccia da montare all’arco della comunicazione che mira a potenziare l’immagine della regione.

 

Note
[1] Presenze turistiche: numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi; Arrivi turistici: numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi nel periodo considerato; Permanenza media: rapporto tra il numero di presenze e il numero di registrati nel periodo preso in considerazione.
[2] Nella presente stima non vengono presi in considerazione i viaggiatori escursionisti (coloro che visitano un luogo per meno di 24 ore) per due ordini di motivi metodologici: 1) le grandezze principali con cui si stima il fenomeno turistico sono legate sostanzialmente alla domanda di alloggio e agli spostamenti (poco prevedibili nel caso degli escursionisti); 2) non è agevole calcolare la spesa media degli escursionisti su un determinato territorio.
[3] Per provare a quantificare alcuni effetti sul sistema economico regionale a seguito di una crescita delle presenze turistiche, ci siamo affidati alla metanalisi integrata con un approccio di tipo analogico/qualitativo.

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