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Alessandro Campi
Commissario AUR

L’Umbria e il PNRR / 1 – Una riflessione aperta sul sito dell’AUR

28 Apr 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

La presentazione in Parlamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – 222,1 miliardi di investimenti sino al 2026 – è la grande sfida che l’Italia, il maggior beneficiario dell’ambizioso programma Next Generation messo in campo dall’Unione Europea per contrastare gli effetti negativi prodotti dalla pandemia, prova a lanciare a sé stessa.

Dopo anni di bassa crescita economica e di mancata modernizzazione in ogni settore della vita pubblica, c’è ora l’occasione per una sorta di balzo della storia. Nell’arco di pochi mesi si è realizzato uno sforzo progettuale per molti versi straordinario: Governo, Ministeri, Regioni e forze sociali hanno collaborato per mettere a punto – all’interno dei sei pilastri fissati dal Next Generation europeo (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) – i progetti, le riforme e gli interventi che, come ha scritto il Presidente del Consiglio Mario Draghi presentando il Piano, sarà necessario realizzare se davvero si vuole “consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”.

Al Piano nazionale si sono affiancati, come nel caso dell’Umbria, dei Piani Regionali. Il ruolo delle Amministrazioni territoriali nella gestione-implementazione dei singoli piani di investimento previsti dal Piano nazionale, pur all’interno di uno schema di “governance” che prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero dell’economia, sarà decisivo, come ha chiarito in più occasioni lo stesso Draghi. Al tempo stesso, oltre a quanto previsto dal Piano nazionale e a integrazione del medesimo, occorrerà tenere conto delle specifiche esigenze e necessità dei diversi territori, che sono stati dunque sollecitati ad un autonomo sforzo progettuale. Il Next Generation EU include infatti – tra le altre – anche le risorse della prossima stagione di Programmi europei 2021-2027, l’iniziativa React-Eu, il Fondo per la transizione giusta e l’iniziativa Horizon 2020: tutti strumenti finanziari che le Regioni avranno a disposizione per i loro specifici programmi di crescita, sviluppo e innovazione.

La Regione Umbria ha presentato nei giorni scorsi le proprie proposte e linee di intervento, ben quarantacinque, in coerenza anch’esse con le missioni individuate dall’Unione come strategiche e prioritarie. Quante di queste misure potranno effettivamente essere realizzate? Quante di esse incrociano i progetti e i piani di investimento previsti dal Piano nazionale? Quale idea dell’Umbria di domani si ricava dalla lettura del documento? Quale progetto, più di altri, merita di essere considerato strategico e prioritario? Cosa eventualmente manca o è stato trascurato?

Alla realizzazione del Piano umbro l’Agenzia Umbria Ricerche (AUR) ha offerto un contributo importante dal punto di vista dell’analisi, delle stime e dell’elaborazione di possibili scenari. Da mesi infatti i nostri ricercatori stanno producendo studi e ricerche dedicati proprio alla valutazione dell’impatto del Covid-19 sulla struttura socio-economica regionale e sulle possibili strategie d’uscita da una condizione di crisi che nel caso dell’Umbria è stata aggravata, non determinata, dalla pandemia. Essa è infatti il frutto di fattori strutturali mai pienamente affrontati e risolti, di trend negativi di lungo periodo (ad esempio quello demografico) e di politiche pubbliche del passato errate, inefficaci o mancate. Ciò significa che nel caso dell’Umbria rispondere positivamente alla sfida lanciata dal Next Generation EU, intercettandone al meglio le risorse, rappresenta un’occasione unica per lasciarsi alle spalle anni di stagnazione e declino. Proprio per questa ragione abbiamo deciso di avviare, sulle pagine del rinnovato sito dell’Aur, una riflessione collettiva sui contenuti del Piano (i singoli progetti e le diverse linee d’intervento) e sulla filosofia o visione che lo ispira. Crediamo sia un contributo utile per provare a immaginare, col contributo di chiunque vorrà partecipare a questa discussione, il nostro futuro comune e per fornire al decisore politico quelle idee e proposte (ivi comprese le critiche) senza le quali il governo di una comunità rischia di risolversi in pura gestione dell’ordinario.

Il primo intervento, di seguito pubblicato, è di Luca Diotallevi, sociologo dell’Università di Roma.