Focus
Marco Caprai
Vino e arte, potenti attrattori – Una riflessione aperta …. Il punto di vista di Caprai
L’Umbria è una grande terra con enormi potenzialità in gran parte ancora da esprimere. Una di queste si chiama turismo enogastronomico, una tipologia di viaggio che può essere fruito sia in giornata (per quel turismo di prossimità che è una delle positive eredità della pandemia), sia per il week end, sia per soggiorni più lunghi, che uniscono al vino e al cibo molte altre attrattività del territorio come arte, storia, spiritualità, sport e benessere.
Vino e arte sono ormai da anni elementi determinanti per la scelta di una destinazione.
Secondo il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2021, il 71% degli Italiani considera l’offerta enogastronomica di un luogo determinante nella scelta della meta di un viaggio.
È pertanto che i territori vinicoli siano il biglietto da visita di una regione, ma come si alimenta tutto questo?
L’unica risposta possibile sono vini di alto livello, riconosciuti dalla critica internazionale: la qualità deve essere un dogma da cui nessuno può prescindere, bisogna avere il coraggio di accettare la sfida dei grandi vini e portarla avanti con rigore e passione.
Per farlo sarebbe importante anche poter intessere collaborazioni con grandi enologi di fama internazionale e saper coinvolgere archistar nella realizzazione di nuovi spazi per il vino.
L’enoturismo in Umbria può mettere a segno numeri importanti: se a oggi l’indotto turistico generale conta circa 6 milioni di presenze, quello legato al vino può raggiungere quota un milione, ma per farlo serve un sistema coeso e organizzato, e soprattutto obiettivi chiari e una comunicazione allineata.
La nostra regione ha tutte le carte in regola per rispondere alle esigenze del turista di oggi, che cerca spazi estensivi, attrattività culturali variegate, esperienze di well-being: le spa nei vigneti e negli uliveti, i wine trekking, lo yoga, le e-bike, le forest bathing e i picnic tra i filari.
Oltre a questo, la sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambientale, sociale, economica) è diventata un valore ormai imprescindibile e l’azienda agroalimentare si deve presentare sempre più come Ambassador di una società territoriale evoluta. Sostenibilità che passa anche per il mantenimento della maglia agricola, del paesaggio e di una sentieristica fatta di strade poderali, interpoderali, vicinali.
Sostenibilità, ancora, che si concretizza anche nel rapporto tra i territori del vino e l’arte, sia essa antica o moderna, spesso contribuendone al suo mantenimento o restauro, e con la musica, promuovendo eventi di richiamo.
Per fare tutto questo, è indubbio che le Strade del Vino debbano diventare realtà sempre più importanti e che debbano lavorare molto di più in sinergia con tutti gli attori del territorio, ma c’è di più. Sull’esempio delle Wein Strasse, si potrebbe pensare a una contribuzione da parte di tutto il sistema locale per la creazione di una cassa comune da istituire per co-finanziare progetti collettivi.
Non solo. Bisogna incentivare le aggregazioni di imprese e comprendere una volta per tutte il ruolo di capitale importanza che è rivestito dalla formazione di operatori competenti e trasversali, capaci di creare interconnessioni tra realtà e zone rurali diverse, in modo da disegnare esperienze profonde, capaci di lasciare il segno.
Perché il viaggio non si esaurisce con il viaggio. Ci sono un prima e un dopo, che diventano elementi di preparazione, accompagnamento e ricordo indelebile dell’esperienza.
Le nuove tecnologie, diventate familiari e fruibili durante la pandemia, offrono sempre più al turista enogastronomico l’accesso a una pluralità di fonti per trovare stimoli, conoscere e decidere nella fase precedente al viaggio, per poi condividere le esperienze al suo rientro e aumentare la fidelizzazione verso l’azienda visitata, mantenendo e rafforzando la relazione nel tempo.
Il neverending wine&food tourism è un trend destinato a crescere e i territori e le aziende che vogliono intercettarlo dovranno investire in digitalizzazione: app, realtà aumentata, piattaforme di eCommerce, degustazioni digitali e molto altro.
Un altro dato interessante su cui riflettere e che porta a nuove opportunità – se saremo in grado di coglierle – è che il 47% degli italiani ritiene le cantine luoghi dove poter svolgere riunioni di lavoro e meeting aziendali, grazie all’amenità e all’atmosfera rilassante dell’ambiente. Questo può essere interpretato anche in un’ottica di destagionalizzazione della ricettività delle strutture.
Oggi tutti i territori dove si può produrre vino a livello globale stanno cercando di rafforzare questa vocazione vinicola in termini di attrattività turistica: una grande competizione mondiale in cui l’Umbria ha tutte le carte in regola per diventare uno degli attori protagonisti.
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