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Sabina Cantarelli
Azienda Agricola Montemelino

Vino e arte, potenti attrattori – Una riflessione aperta ………….. Sabina Cantarelli: le cantine per l’arte

8 Apr 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

Entro in questa interessante discussione aperta da Giuseppe Coco, da un territorio vinicolo umbro forse meno blasonato di altri, ma che sta vivendo una fase di importante affermazione: il Trasimeno.

Mi trovo a condurre da qualche anno una piccola cantina di famiglia sul versante nord del lago (siamo al confine con Cortona) che dai primi anni 60 produce vini di qualità e proprio perché ci arrivo da “esterna”, dopo una vita passata in altri contesti, sono stata favorevolmente sorpresa dalla passione di tanti piccoli produttori, dall’imprescindibile legame della produzione con un paesaggio straordinario. L’area del Trasimeno ha delle caratteristiche particolari: l’andamento collinare e la presenza mitigatrice del lago, creano una situazione molto favorevole per la coltivazione della vite, che ha origini lontane. Nella Tabula Cortonensis, manufatto in bronzo del II secolo a.C., per la prima volta in assoluto appaiono il nome etrusco del lago Trasimeno – chiamato Tarsminass – e il riferimento ad alcuni possedimenti terrieri, in particolare a un vigneto, proprio qui a Tuoro sul Trasimeno.

Da qualche anno ho anche la responsabilità della Strada del Vino Trasimeno, un ruolo che mi ha permesso di conoscere a fondo le 23 cantine associate che sono di dimensioni medie ridotte, spesso condotte dalle nuove generazioni di vignaioli, quelli che hanno riscoperto un lavoro antico con competenze aggiornate e con un atteggiamento aperto e collaborativo nuovo.

E’ in questo contesto che l’opportunità di rendere le cantine non solo luogo di produzione, ma anche luogo di incontro e di convivialità, ha potuto svilupparsi.

Le Strade del Vino sono, nei Paesi più vocati per l’enoturismo, un brand forte e riconosciuto – come ricorda Caprai nel suo intervento – che consente di promuovere assieme produzioni e territorio: associano Comuni ed operatori, consentendo per questo di attivare sinergie oggi imprescindibili. Da qualche tempo in Umbria stiamo ridefinendo il ruolo delle 4 Strade del Vino (oltre a quella regionale dell’Olio) ed al Trasimeno abbiamo avviato una sperimentazione positiva che crea una vera alleanza tra operatori ed amministrazioni locali per lo sviluppo di un turismo sostenibile. Al di là degli incrementi numerici, è la qualità delle esperienze che consente di destagionalizzare i flussi e di allungare le permanenze.

L’enoturismo ha due facce: da un lato visitatori esperti e competenti, dall’altro – e sempre di più – chi vuole avere semplicemente la possibilità di conoscere, scoprire e poter vivere delle esperienze memorabili, dei ricordi da portare a casa. Da qualche tempo il Consorzio di tutela ha assunto il claim “Trasimeno, Vini da Vivere” che esprime esattamente lo spirito che si vuole trasmettere: facilità, apertura e sostenibilità. Le cantine aperte ai visitatori hanno ovunque dovuto adeguarsi a standard qualitativi elevati e questo è stato un bene. E’ anche vero che si è data molta dignità e visibilità ai lavori del vino che, come si è detto negli interventi precedenti, sono espressione di vera cultura.

Recentemente è stata disciplinata l’attività enoturistica a livello nazionale (decreto Enoturismo) e poi a livello regionale, con l’intento proprio di incentivare un’attività che al di là delle implicazioni culturali ha un impatto economico fondamentale: il turista acquista direttamente in cantina e soprattutto paga subito un prodotto che spesso, attraverso la ristorazione, soffre di lunghe dilazioni. In qualche modo, tuttavia, siamo riusciti a complicare più che incentivare le cantine, immettendo parametri burocratici: un sommelier esterno riesce meglio a spiegare i vini di chi da anni lavora in cantina, senza però avere un diploma da sommelier? Dobbiamo davvero fare ancora corsi di formazione? Non sarà lo stesso turista a premiare chi ha saputo appassionarlo al vino?

La riflessione proposta – arte e vino – pone un tema attuale. Rafforzare l’attrattività delle cantine abbinandola ad altri temi in binomi che possono allargare l’utenza. E’ una strada già percorsa in molti territori con grande successo e credo sia da percorrere. Questo tema, a mio avviso, ha in Umbria valenze diverse. Forse perché ho sempre vissuto in contesti molto favorevoli all’arte contemporanea, sono sorpresa nel constatare come nella nostra Regione l’arte contemporanea non abbia sviluppato un mercato attivo. Ci sono, come già ricordato da altri interventi, esperienze positive, ma mancano le opportunità per dare visibilità agli artisti in un’ottica anche di mercato e di gallerie.

Insomma, forse è l’arte contemporanea che ha bisogno delle cantine e non viceversa!

Perché non pensare alle cantine (che sono tante, diffuse e visitate) come opportunità per dare visibilità all’arte contemporanea? Perché non sposare l’entusiasmo di giovani e dinamici viticoltori con l’entusiasmo per l’espressione artistica innovativa e anche spontanea?

Non un circuito “celebrativo”, ma un movimento che sta nelle corde di fenomeni oggi vivaci come l’affordable art. Non l’esposizione formale di opere, ma il coinvolgimento di espressioni artistiche diverse fatte di performances, di musica e video.  Un cantiere di sperimentazione che potrebbe portare molto interesse per il nostro territorio.

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