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Sciarrini
Marco Sciarrini
Presidente Umbria Wine Club
Focus AUR
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Vino e arte, potenti attrattori – Una riflessione aperta ……….… Umbria Wine Club: il vino e l’arte, il connubio necessario

12 Apr 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

L’esperienza di Umbria Wine Club nasce nel 2020 in uno dei frangenti più difficili e memorabili (in senso letterale) di questo tratto della storia dell’umanità: la pandemia che ci ha lungamente confinati nelle mura domestiche e che, nel complesso, ha profondamente trasformato la vita individuale e collettiva a livello globale.

Nell’interrogarci su come rafforzare la resilienza della filiera vitivinicola umbra sono emersi alcuni elementi che rappresentano, oggi, il tratto distintivo della nostra piccola ma dinamica esperienza associativa: nulla come la cultura del vino narra a pieno l’identità di un territorio, la sua varietà e ricchezza.

L’Umbria sotto questo punto di vista rappresenta un microcosmo con le sue peculiarità che – come ci ricorda Giuseppe Coco nell’articolo introduttivo del Focus Vino e arte, potenti attrattori – sono rappresentate, oggi più che mai, dall’originale incontro tra tradizione e innovazione.

La nostra esperienza, fatta di webinar (su Vino ed enoturismo o Enoturismo: normativa ed esperienze applicative), di eventi in cantina (Astrovino in collaborazione con gli astrofisici di Umbria Skywatching, VinTartufo a Norcia, Walk&Wine all’Isola Polvese etc), concerti, Kermesse (in programma quest’anno dedicate a territori e vitigni autoctoni in ascesa), ci consegna un quadro di grande dinamismo e infinite potenzialità, molte delle quali inespresse.

Se mettiamo insieme alcuni elementi e dati, la riflessione/proposta che l’AUR prova a tracciare nel Focus, appare molto di più che una semplice intuizione e si configura come un vero e proprio programma operativo, consentendoci di trasformare alcuni elementi di oggettiva debolezza in veicolo di promozione e sviluppo. L’immagine dell’Umbria, in effetti, rispetto ad altre regioni ed altri riferimenti identitari sconta una debolezza rilevante nell’identificazione del territorio con il vino. La nostra immagine più che all’enoturismo si collega, infatti, a caratteri più diffusamente riconosciuti: l’ambiente, il paesaggio, i borghi, l’arte e la cultura, la spiritualità..

Chi visita l’Umbria, però, non può fare a meno di notare come l’ambiente vitivinicolo sia parte sempre più rilevante di un paesaggio unico e inconfondibile. Ambiente vitivinicolo nella sua accezione più completa: dalle vigne alle cantine in una dimensione di sostenibilità che investe ogni aspetto dell’organizzazione della filiera. Questa connotazione della vita e del paesaggio dell’Umbria rappresentano, di per sé, un’opera d’arte permanente e accessibile. Molte cantine, per questa ragione, hanno investito ingenti risorse nella c.d. wine architecture ovvero nella realizzazione di strutture integrate con l’ambiente in grado di rappresentare in termini di tradizione e innovazione la ricchezza, varietà e specificità del paesaggio. Abbiamo numerosi esempi (anche di giovani e piccoli produttori) che, insieme al celeberrimo Carapace di Arnaldo Pomodoro (Cantine Lunelli) possono contribuire a costruire percorsi analoghi al circuito che in Toscana è dedicato specificatamente alle cantine di eccellenza e di design dei maestri dell’architettura contemporanea.

Non solo, molte cantine vivono in simbiosi con l’arte collegata al vino e alle tradizioni del territorio: nel Focus le già citate esperienze del MUVIT della Fondazione Lungarotti, o la collezione dei merletti testimonianza della tradizione locale di Caprai, la produzione storica legata al legno e alle botti di Terre Margaritelli, ma anche la meno nota, nuova cantina di Poggiocavallo a Le Velette di Orvieto dove è possibile attraversare una necropoli etrusca ritrovata in fase di realizzazione.

Anche in questo caso, nel dibattito avviato, emerge la necessità di “fare squadra”, ovvero costruire e condividere progetti e iniziative che consentano, attraverso la collaborazione virtuosa, una maggiore visibilità delle infinite esperienze che il mondo del vino umbro può offrire ai turisti e agli appassionati. Il “fare rete” rappresenta un limite storico della nostra regione, a diversi livelli. Per questo ci permettiamo di rilanciare la proposta di definizione regionale di un marchio attraverso cui promuovere, in particolare, le sinergie tra turismo e agroalimentare; e si potrebbe proprio partire da questo elemento di peculiare riconoscibilità: il vino tra le opere d’arte dell’Umbria.

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